La Cuba pre-colombiana era abitata dagli Indios Guanajatabey, Siboney e Taino.
1492 Cristoforo Colombo sbarca sull’Isola, le viene data il nome di JUANA in onore del figlio del Re di Spagna. Gli indigeni la chiamavano Cuba.
1510 Diego Velazquez de Cuellar inizia la conquista dell’Isola incaricato dal Viceré di Spagna, Diego Colombo, figlio di Cristoforo Colombo.
1511 Gli indigeni si ribellano guidati dall’indio Hatuey. La rivolta fu repressa nel sangue e Hatuey bruciato vivo.
1512 La prima città di Cuba viene fondata: BARACOA.
1513 Viene fondata San Salvador (Bayamo).
1514 Vengono fondate San Cristobal (La Habana), Santissima Trinidad (Trinidad) e Sancti Spiritus.
1515 Santiago de Cuba e Santa Maria del Puerto del Principe (Camaguey).
Decimata la popolazione indigena difesa dal frate Bartolomé de Las Casas.
Inizia la tratta degli schiavi dalle coste occidentali dell’Africa.
Cuba utilizzata come base logistica per la conquista delle americhe da parte dei Conquistadores spagnoli. Il primo conquistador che si lanciò alla conquista delle americhe fù Hernan Cortez.
1550-1700 I Pirati e i Corsari attaccano a più riprese La Habana e il suo porto da dove salpavano le navi che trasportavano i tesori del nuovo mondo verso la Spagna. Le scorrerie dei bucanieri, dei filibustieri e dei corsari francesi, inglesi e olandesi si fecero sempre più frequenti. Nel frattempo Cuba fortificava i suoi porti.
La Habana saccheggiata dai corsari francesi di Jacques de Sores.
1762 Assedio e occupazione inglese guidata da George Pocock e Lord Alberarle. La Habana Rimase occupata per circa un anno. In quel periodo crebbe la tratta degli schiavi impiegati nelle piantagioni di canna da zucchero impiantate dagli spagnoli nel 1600.
1763 Con il trattato di Parigi La Habana torna alla Spagna in cambio della Florida.
1790-1868 Cuba è governata con poteri dittatoriali dai governatori spagnoli che contrastavano la nascita di una identità nazionale promossa dagli intellettuali creoli José Maria de Heredia, Felix Varela e Cirilo Villaverde.
In questi anni Cuba si afferma per la produzione della canna da zucchero esportata in Europa e nelle Americhe. Intorno al 1830 la metà della popolazione cubana era costituita dagli schiavi.
Carlos Manuel de Cespedes, proprietario terriero liberò tutti i suoi schiavi e diede inizio all’insurrezione contro la Spagna, conquistarono Bayamo e Cespedes fu eletto presidente della repubblica. Gli spagnoli reagirono e inizio la guerra dei dieci anni che si concluse nel 1878 con il patto di Zanjon che segnò la resa dei ribelli. Il generale Antonio Maceo non si arrese e fu costretto all’esilio.
1880 La tratta degli schiavi è proibita.
1886 Abolita la schiavitù.
1892 Dall’esilio statunitense José Martì fonda il Partido Revolucionario Cubano.
1895 Riprende la guerra contro gli spagnoli guidata da José Martì, dal dominicano Maximo Gomez e da Antonio Maceo.
José Martì muore in combattimento.
La guerra si estese lungo tutta l’isola. I rinforzi inviati dagli spagnoli guidati dal generale Valeriano Weyler non furono efficaci.
1896 Muore Antonio Maceo in combattimento.
1898 L’incrociatore americano Maine entra nella baia de La Habana ufficialmente per tutelare i cittadini e le proprietà americane. L’incrociatore esplose e morirono 250 Marines.
Dopo aver accusato gli spagnoli dell’esplosione dell’incrociatore la flotta statunitense attacca gli spagnoli, già profondamente indeboliti dai ribelli, e la sconfigge.
Con il Trattato di pace di Parigi la Spagna perde il dominio coloniale su Cuba e inizia il controllo degli Stati Uniti.
1899 L’ultimo governatore spagnolo consegna le chiavi de La Habana al generale statunitense John Brooke.
1901-1933 I delegati dell’Assemblea costituente approvano la Costituzione Cubana ma vengono costretti a introdurre l’Emendamento Platt del senatore statunitense Orville Platt che sancisce il diritto degli Stati Unitia a intervenire a Cuba, di supervisionare gli accordi commerciali e di costruire basi navali sul territorio cubano tra le quali Guantanamo, nei pressi di Santiago de Cuba, che attualmente occupa ancora il territorio cubano.
Si succedono diversi Presidenti, espressioni dell’ingerenza statunitense.
Viene fondato il Partito Comunista Cubano guidato da Julio Antonio Mella. Arrestato e poi esiliato in Messico.
Gerardo Machado viene eletto Presidente della Repubblica.
Julio Antonio Mella viene assassinato da sicari del Presidente.
Machado governa con crudeltà il proprio paese.
La crisi economica, un lungo sciopero e la defezione dell’Esercito costringono Machado alla fuga nelle Bahamas non prima di aver ripulito le casse d’oro del paese.
1934-1940 Si affaccia sulla scena politica il sergente dell’esercito cubano Fulgencio Batista che controlla il potere alternando presidenti fantoccio alla guida del paese.
Abrogazione dell’emendamento Platt, viene dato il voto alle donne e istituita la giornata lavorativa di 8 ore.
1940-1944 Fulgencio Batista diventa Presidente della Repubblica, supportato dagli Stati Uniti.
1952 In previsione delle elezioni Fulgencio Battista realizza un Colpo di Stato con il beneplacito degli Stati Uniti. Il paese subisce una repressione violentissima e Batista si dimostra essere un dittatore violento e spregiudicato. L’Ateneo dell’Habana viene chiuso e Fidel Castro, dirigente studentesco denuncia l’illeggittimità del nuovo governo. La sua denuncia non portò alcun risultato. Il paese intanto vede svenduto agli Stati Uniti importanti settori della economia, Batista trasforma Cuba in una “Isola del Piacere” e patria della malavita statunitense.
1953 Dia de la Rebeldia Nacional. Castro, insieme ad altri ribelli, attacca il quartiere Moncada a Santiago de Cuba. L’operazione fallisce e Castro viene condannato a 15 anni di prigione.
1955 Castro viene amnistiato ed esiliato in Messico.
1956 Fidel Castro, nel suo esilio messicano, incontra Ernesto Guevara detto “El Che”.
Castro, Che Guevara ed altri 81 rivoluzionari salpano dal Messico a bordo di uno Yacht, il Granma, e sbarcano presso Playa Las Coloradas. Intercettati dalla marina e mitragliati dagli aerei i superstiti si rifugiarono tra le montagne della Sierra Maestra.
1957 Inizia la guerriglia alla quale aderiscono larghe fette di popolazione.
1958 Nasce Radio Rebelde.
Che Guevara e Camilo Cienfuegos partono da oriente per la conquista dell’Isola.
Santa Clara viene conquistata dai rivoluzionari. Fulgencio Batista fugge a Santo Domingo in Repubblica Domenicana.
1959 Dia de la Liberacion/Capodanno. Che Guevara e Camilo Cienfuegos entrano a La Habana. Fidel Castro entra vittorioso a Santiago de Cuba. Castro entra trionfalmente a La Habana.
Fidel Castro diventa Primo Ministro. Che Guevara Ministro dell’Industria e Presidente della Banca Nazionale.
1960 Si pose fine al latifondismo. Iniziano le ostilità con gli Stati Uniti.
Gli Stati Uniti mettono in atto un boicottaggio economico bloccando l’importazione di petrolio nell’isola.
1961 Le relazioni diplomatiche con gli stati Uniti vengono interrotte.
Un gruppo di esuli cubani e mercenari al soldo della CIA sbarcano a Playa Giron nella Baia dei Porci. L’attacco viene respinto.
John Fitzgerlad Kennedy decreta l’Embargo nei confronti di Cuba. All’embargo partecipano altri stati americani, tranne il Messico ed il Canada.
1962 Con degli aerei a rilevazione fotografica gli Stati Uniti scoprono delle postazioni missilistiche nucleari russe in territorio cubano. Scoppia la crisi dei Missili.
Kennedy decreta il blocco navale militare intorno l’Isola resistendo alle pressioni dei militari che chiedevano di attaccare l’isola e invaderla.
Il mondo rischiava la guerra nucleare.
Il Premier sovietico Nikita Krusciov ordina il ritiro dei missili nucleari da Cuba.
La crisi è risolta.
1965 Il Partito Comunista Cubano è l’unico partito ammesso.
1967 Che Guevara muore in un agguato in Bolivia.
1975 Primo Congresso del Partito Comunista Cubano.
1980 Esodo di 125.000 cubani dal porticciolo di Mariel, vicino La Habana.
1989 Crolla il Muro di Berlino. Il blocco sovietico si sfalda e Cuba perde il proprio referente economico.
1990 Inizia il “Periodo Especial” che impone un programma di austerità economica al paese: stipendi ribassati, generi alimentari razionati, mezzi di trasporto ridotti, sospensioni programmate dell’energia elettrica, riduzione delle importazioni, etc.
1991 L’Unione Sovietica ritira i propri militari da Cuba.
Cuba presenta alla stampa specializzata internazionale le proprie strutture turistiche.
1996 Gli Stati Uniti inaspriscono l’embargo nei confronti di Cuba con la legge Helms-Burton che decreta contromisure economiche nei confronti dei paesi che commercializzano con Cuba.
Fidel Castro viene in visita alla Città del Vaticano ed al Papa Giovanni Paolo II.
1997 Il Dollaro viene legalizzato e viene incentivato l’investimento straniero sull’Isola.
1998 Papa Giovanni Paolo II si reca in visita a Cuba.
1999 Normate alcune iniziative private dei cubani: Mercati Campesinos e Case particular.
2000 Cuba raggiunge 1.800.000 turisti l’anno.
2001 Forte impulso all’industria turistica.
Il Movimento 26 Luglio, fondato e diretto da Fidel Castro. Esso si era formato a partire dal Partito ortodosso che rappresentava la piccola borghesia radicale, nazionalista, antimperialista ed aveva polarizzato anche settori popolari nella lotta contro la dittatura e l’imperialismo.
Questo movimento non si ispira quindi alla tradizione comunista, ma al pensiero umanista, libertario, antimperialista di Josè Martì. Non sorge come partito classista, ma come un fronte nazionalista e antimperialista che annovera forze diverse, con una marcata preoccupazione unitaria.
All’interno del movimento prevale la scelta della lotta armata, che crea il suo strumento nell’esercito ribelle.
Il direttorio Rivoluzionario 13 Marzo, particolarmente forte nei settori studenteschi. Con esso, il Movimento 26 Luglio lancia un manifesto congiunto prima dello sbarco del Granma. Nella sua dialettica intera finisce col prevalere la linea della lotta armata dell’esercito ribelle.
Il Partito Socialista Popolare, comunista, di obbedienza sovietica, che fino a pochi mesi prima della vittoria aveva guardato con sospetto il movimento “piccolo borghese” di Fidel Castro. Dopo la presa del potere, Castro considera prioritaria l’unificazione di queste organizzazioni. Per lui una delle lezioni più importanti della storia cubana e in particolare di Josè Martì è appunto questa: la disunione dei rivoluzionari ha fatto fallire molte battaglie; solo l’unità delle forze rivoluzionarie garantisce il loro successo.
L’unificazione viene facilitata dal fatto che le varie componenti organizzate dal movimento rivoluzionario finiscono per riconoscere il ruolo dirigente di Castro. Particolarmente significativa al riguardo la decisione di Blas Roca, Segretario Generale del Partito Socialista Popolare, di sciogliere il partito e di riconoscere Fidel Castro, come leader di tutto il movimento. Decisione indubbiamente eccezionale nella storia dei partiti comunisti. Per parte sua, Castro dopo la vittoria dichiara di non appartenere più al Movimento 26 Luglio, ma al più ampio movimento rivoluzionario.
Il processo di unificazione così innescato passa attraverso varie tappe:
La direzione rivoluzionaria decide di creare una nuova organizzazione unitaria, costituita da quadri selezionati e legati alle masse, denominata ORI (Organizzazioni Rivoluzionarie Integrate). La realizzazione del progetto viene affidata al Partito Socialista Popolare (PSP), data la sua esperienza organizzativa e il prestigio di cui gode fra le masse. Segretario della ORI viene nominato Anibal Escalante, dirigente del PSP. Ma poco tempo dopo esplode un conflitto che mette in luce la difficoltà di unificare tendenze così diverse: Escalante cerca infatti di imporre alla nuova organizzazione la linea del PSP, affidando i posti chiave a militanti di quel partito. Il 26 Marzo 1962 Escalante ed i suoi quadri vengono attaccati pubblicamente da Fidel Castro, che li accusa di settarismo e di distanza dalle masse. E’ la prima “rettifica”. La ORI viene sciolta.
Nello stesso anno 1962 prende avvio un nuovo sforzo di riunificazione e si crea il PURS (Partito Unito della Rivoluzione Socialista). Esso si distingue dalla ORI per l’esplicita professione di socialismo, che è una reazione della rivoluzione all’invasione di Playa Giròn; e soprattutto per la preoccupazione di vicinanza alle masse (s’introduce allora la prassi che i candidati al patito siano selezionati dai compagni di lavoro).
Il 3 Ottobre 1965 nasce il Partito Comunista di Cuba e si considera superata la distinzione fra le componenti. Però l’unità giuridica e organizzativa non può sopprimere le diversità, anzi il contrasto fra le matrici culturali, che rimane presente attraverso la storia cubana e ne marca le varie fasi.
La matrice umanistica e popolare sarà costantemente alimentata dalla tradizione autoctona, quella economicista ed autoritaria, dall’influsso sovietico.
Con l’assalto alla caserma Moncada, Cuba si prepara a voltare pagina
…Intanto un giovane avvocato, già noto come leader studentesco, e poi come militante del Partito ortodosso, indignato per la corruzione dei governi e la trasformazione della politica in uno scontro di bande armate, va assumendo nel suo partito una posizione sempre più radicale. All’epoca del golpe è ormai ai margini del Partito ortodosso e subito dopo presenta alla Corte costituzionale una denuncia contro Batista, accusandolo di aver affossato proditoriamente la Costituzione. Non spera certo che la Corte processi e condanni il golpista, ma intende far capire a tutti che l’epoca della battaglia politica pacifica è definitivamente chiusa. Ha 26 anni, grinta e grande carisma. Il suo nome è Fidel Castro.
Attorno a lui comincia a raggrupparsi un nucleo di giovani della sinistra ortodossa oppure senza partito, uniti dall’indignazione e dalla protesta contro la corruzione, la repressione e il golpe di Batista. Proprio nel 1953 cade il centenario della nascita di Josè Martì. Fidel Castro e i suoi seguaci ne raccolgono la bandiera e il nucleo della “generazione del centenario” comincia a preparare la lotta armata contro Batista. Castro, con il gruppo dirigente del movimento, decide di attaccare la grande caserma Moncada di Santiago de Cuba, che dopo la Columbia a L’Avana è la più importante del paese. La data scelta è il 26 luglio: il 25, infatti, sarebbe iniziato il carnevale di Santiago, popolarissimo in tutta l ‘isola; non avrebbero quindi destato sospetti i giovani giunti in città per partecipare all’assalto; inoltre, molti degli ufficiali e dei soldati del Moncada sarebbero stati intontiti dalle ubriacature e dalle danze della sera prima. I giovani sono un centinaio, a malapena addestrati; le armi sono poche. Nella caserma ci sono mille militari armati di tutto punto: il fattore sorpresa dunque è fondamentale. Il piano consiste nel presentarsi al Moncada vestiti da soldati, entrare e catturare forte e armi. Fidel Castro conta che a quel punto la popolazione di Santiago, città rebelde siempre, insorga.
Una piccola fattoria presa in affitto a qualche chilometro dalla città, la Granjita Siboney, è il punto di riferimento e di raccolta delle armi. All’alba del 26 un commando guidato da Abel Santamaria, prende posizione nell’ospedale adiacente, da cui si può sparare nella caserma, e un altro, guidato da Raul Castro, si installa sul tetto del tribunale che domina il cortile del Moncada. Ma le cose non vanno come dovrebbero: alcune vetture cariche di combattenti sbagliano strada. Poi la colonna principale giunge davanti al portone contemporaneamente a un gruppo di militari. Fidel e i suoi sono costretti a sparare prima del tempo: viene meno quindi, l’elemento sorpresa. A quel punto, il numero, la potenza di fuoco e l’addestramento dei militari costringono alla fuga i ribelli. Nel gruppo che viene catturato ci sono anche due donne: Haidèe Santamaria e Melba Hernàndez. Perchè Haidèe si decida a parlare, i soldati le mostrano gli occhi del fratello Abel e i testicoli del fidanzato Boris Santa Coloma. La ragazza non parla, ma molte decine di combattenti vengono catturati a Santiago e nei dintorni, torturati e uccisi. Alla fine i morti sono più di 70 e di questi solo 6 sono caduti in battaglia, anche se la versione ufficiale parla solo di caduti nello scontro a fuoco.
Fidel Castro e pochi altri vengono catturati qualche giorno dopo, quando ormai l’opinione pubblica rifiuta di accogliere la versione dei militari,e questo salva loro la vita. Il Partito Comunista condanna duramente quell’assalto come atto di provocazione; del resto Fidel, anche se legge Lenin, non è certo comunista e l’episodio Moncada rappresenta piuttosto un nuovo modo di lottare a Cuba e in America Latina. E’ la scelta della lotta armata e soprattutto dell’offensiva rivoluzionaria mentre fino a quel momento le sinistre hanno portato avanti una pratica politica assolutamente difensiva. Il Moncada ha dimostrato che c’è un gruppo a Cuba capace di compiere un’audace e complessa azione militare senza che la polizia di Batista, considerata inattaccabile e quasi onnipotente, sospetti nulla. Fidel e i suoi compagni vengono processati a Santiago e condannati a diversi anni di prigione da scontarsi nel Presidio modelo di Isla de Pinos, oggi Isla de la Juventud.
Durante il processo Fidel pronuncia un’autodifesa che diventa il manifesto della rivoluzione cubana. Per cinque ore, davanti alla corte, denuncia i mali di Cuba: analfabetismo, disoccupazione, gioco, prostituzione, presenza schiacciante del capitale statunitense, sfruttamento sfrenato del popolo cubano. Accusa Batista di aver assassinato i prigionieri del Moncada e conclude con una provocazione “Condannatemi pure, la storia mi assolverà”. Prigioniero, in isolamento, Fidel studia e riorganizza il movimento. Riesce a mantenere i contatti con i pochi militanti rimasti liberi e dar loro le linee di una mobilitazione politica di massa, che ha come parola d’ordine unitaria la richiesta di amnistia. Intanto Batista sembra di nuovo inattaccabile: ha imposto nuove restrizioni alla stampa; ha messo fuori legge il Partito Socialista Popolare. Alle elezioni del 1954 vince praticamente senza opposizione. Ma sotto la calma apparente continuano a covare la ribellione e l’opposizione, che proprio nella richiesta di amnistia trovano una base concreta e unitaria di movimento. Nel giro di pochi mesi la protesta cresce, le manifestazioni si moltiplicano, le forze politiche e sociali premono sempre con maggior forza. E nell’aprile del ’55 Batista concede l’amnistia, in parte costretto dall’opinione pubblica, in parte convinto che questo toglierà un’arma politica dalle mani dell’opposizione. Il 15 maggio Fidel e i suoi compagni vengono rilasciati.
L’avventura del Granma e la rivolta di Santiago
Poco dopo Fidel va in esilio in Messico. Attorno a lui si ricostituisce il gruppo della generazione del centenario che prende dalla data del Moncada il nome di Movimiento 26 de Julio. A Cuba rimangono altri dirigenti e militanti per preparare la Rivoluzione, mentre l’opposizione borghese a Batista, guidata dal vecchio don Cosmè de la Torriente, cerca invano una soluzione politica alla situazione via via più insostenibile del paese.
In Messico, intanto, pur tra grandi difficoltà, Fidel Castro e i suoi si addestrano sotto la guida di un ex combattente della guerra di Spagna, Bayo. Presto si unisce a loro un giovane medico argentino Ernesto “Che” Guevara che ha viaggiato in tutta l’America Latina e che nel 1954 si era trovato in Guatemala quando le truppe armate dagli Stati Uniti avevano abbattuto il governo legittimo del maggiore Arbenz. Questa esperienza ha radicalizzato il pensiero di Guevara e la sua opposizione all’ingerenza degli Usa negli affari interni dei paesi latinoamericani.
Castro acquista da una coppia statunitense lo yacht Granma per attraversare il tratto di mare lo separa da Cuba. Frattanto lo raggiunge in Messico Frank Paìs, il capo del Movimiento 26 de Julio a Cuba. Il giovane riceve l’ordine di preparare una insurrezione armata contemporanea all’approdo del Granma, in modo da distogliere l’attenzione dell’esercito dallo sbarco. Insieme a lui operano a Santiago Haidèe Santamaria, Cèlia Sanchez, Lester Rodriguez, Vilma Espin.
Il 30 novembre del 1956 Santiago insorge e per lunghe ore i rivoluzionari tengono in pugno la città, ma per un errore di rotta il Granma arriva in vista delle coste cubane due giorni dopo, il 2 dicembre, e non approda a Niquero, come convenuto, ma alla spiaggia di Las Coloradas. La rivolta di Santiago è già stata spenta nel sangue e una nave da guerra ha avvistato lo yacht. Gli 82 rivoluzionari sbarcano mentre l’aviazione comincia a mitragliare la zona, e camminano ininterrottamente per tre giorni verso oriente. Il 5 dicembre durante una sosta ai margini di un grande canneto ad Alegria del Pìo, vengono sorpresi dall’esercito. I morti e i prigionieri sono una settantina; i pochi sopravvissuti fuggono verso la montagna. Tra loro c’è Camilo Cienfuegos. Alcuni contadini, tra i quali Guillermo Garcìa, che diventerà uno dei comandanti della rivoluzione, soccorrono Fidel e i suoi compagni, li rifocillano e li nascondono nei loro bohìos. Quando tutti i sopravvissuti riescono a riunirsi, sono passati due settimane dallo sbarco.
La guerriglia sulla Sierra Maestra
Così, senza che tutte le condizioni oggettive gli siano favorevoli e con una forte componente di utopia, Castro comincia la guerra. Batista annuncia che Fidel è morto in combattimento. La notte tra il 17 e 18 gennaio 1957, a La Plata, i ribelli attaccano di sorpresa la piccola caserma dell’esercito: è il loro primo successo.
Per dimostrare al mondo di essere vivo e in armi, Fidel invita sulla Sierra Maestra Herbert Matthews, un famoso giornalista del “New York Times” che a metà febbraio lo raggiunge e visita il suo accampamento. Quando il giornale pubblica il primo servizio sulla guerriglia castrista, l’impatto psicologico e politico a Cuba e negli Usa è grandissimo. Il Ministro della Difesa cubano dichiara che è assolutamente impossibile che l’inviato abbia potuto arrivare sulla Sierra sfuggendo ai controlli dell’esercito, e che in ogni caso Fidel è morto. Il giorno dopo Matthews, pubblica le foto che lo ritraggono in montagna con Castro. Inizia un periodo di ripetute e difficili battaglie sulla Sierra Maestra, affiancate da iniziative politiche per conquistare i contadini. “La lotta sulla Sierra -dirà dopo Guevara- ci aveva cambiato e ci mise a diretto contatto con una realtà di cui prima parlavamo solo dal punto di vista teorico”. Quando i campesinos cominciano a vedere nei guerriglieri gli alleati contro un loro nemico storico, la guardia rurale, la rivoluzione conquista uno degli elementi centrali che lo porteranno alla vittoria.
Intanto nelle città si moltiplicano le attività di sabotaggio e le mobilitazioni politiche, che vedono protagoniste forze diverse. Il 13 marzo il Directorio Estudiantil, un gruppo politico di ispirazione cattolica, decide di assaltare il palazzo presidenziale e di uccidere Batista. Un altro gruppo, guidato da Echevarrìa, si prepara a prendere la stazione di Radio Reloj per diffondere un proclama alla nazione. I giovani riescono ad entrare nel palazzo e a uccidere diverse guardie, ma Batista si rifugia all’ultimo piano e blocca l’ascensore, che è l’unica via di accesso. Mentre Echevarrìa lancia il suo proclama da Radio Reloj, dall’alto del palazzo Batista dirige il contrattacco e gran parte dei giovani, tra cui lo stesso Echevarrìa, vengono uccisi o catturati.
Nel maggio il Brac (il corpo speciale di polizia destinato alla repressione dei comunisti) accentua la persecuzione contro il Psp, che si è avvicinato notevolmente alla linea di Fidel Castro. Del resto suo fratello Raul è stato, fino al Moncada, membro della gioventù comunista e altri dirigenti del Psp hanno rapporti con il Movimento 26 de Julio.
Il 30 luglio a Santiago il capo della polizia d’Oriente Salas Canizares tende un agguato a Frank Paìs e lo uccide per strada. Il giorno dopo, i suoi funerali diventano una gigantesca manifestazione pubblica di opposizione a Batista. Migliaia di donne in lutto scendono in piazza e accolgono il casuale arrivo del nuovo ambasciatore statunitense Earl Smith al grido di “libertad”. La repressione è così dura che persino Smith ha parole di sdegno.
Mentre sulla Sierra la guerriglia si rafforza, il 6 settembre a Cienfuegos buona parte della Marina da guerra cubana si ribella. I marinai in rivolta conquistano il porto e la città fino a quando dall’Avana giungono aerei B26 statunitensi e colonne dell’esercito. E’ una strage.
L’ultimo anno di guerra e la fuga di Batista
La guerriglia si è ormai installata saldamente sulla Sierra e combatte con crescente capacità d’azione; conquista armi all’esercito, lo sfianca, gli toglie forza e fiducia e continua ad accrescere il numero dei propri militanti. Sono moltissimi i contadini che si arruolano volontari. Il 24 febbraio comincia a trasmettere Radio Rebelde che presto viene ascoltata in tutta l’isola. Lo sciopero generale indetto per il 9 aprile fallisce e allora si moltiplica lo sforzo organizzativo e si adotta una linea politica di maggior collegamento con i lavoratori delle città, mentre a maggio Batista sferra sulla Sierra la più importante controffensiva della guerra. L’operazione Verano (estate) mette in campo migliaia di uomini, l’aviazione, la marina, l’artiglieria. Fidel usa la tattica di raggruppare i suoi uomini e di lanciare attacchi improvvisi e di tendere continue imboscate specialmente contro le avanguardie dell’esercito. All’inizio di luglio l’esercito si sfalda e si ritira dalla Sierra; alti ufficiali, come il maggiore Quevedo, passano ai ribelli.
Matura per Castro la possibilità di scendere dalle montagne e invadere l’Occidente. Sul piano politico l’adesione dei contadini diventa quasi totale quando si propone la riforma agraria. Raul Castro organizza il Congresso contadino in armi. “Perché sia una rivoluzione vera deve cominciare dalla riforma agraria” si dice in America Latina e Fidel Castro comincia ancor prima di avere vinto.
L’invasione ad Occidente è una campagna dura ma rapida. Nonostante l’appoggio politico-militare e il continuo flusso di armi dagli Stati Uniti, a metà ottobre Che Guevara e Camilo Cienfuegos si trovano già con le loro colonne nella provincia di Las Villas, mentre Raul Castro, Fidel e Almeida controllano quasi tutto l’Oriente. La battaglia finale è combattuta da Guevara. Il regime ha affidato le sue ultime speranze a un treno blindato che dovrebbe difendere Santa Clara. Ma il Che riesce a farlo deragliare: i 350 soldati che trasporta si arrendono. E’ il 29 dicembre. Due giorni dopo, la notte di capodanno, Batista fugge in aereo con i suoi collaboratori più stretti e Cuba esce in festa per le strade: la rivoluzione ha vinto.
L’Avana, Anno dell’agricoltura [31 marzo 1965]
Fidel,
mi ricordo in questa ora di molte cose, di quando ti conobbi in casa di Maria Antonia, di quando mi proponesti di venire, di tutta la tensione dei preparativi.
Un giorno passarono a chiedere chi si doveva avvisare in caso di morte e la possibilità reale del fatto ci colpì tutti. Poi scoprimmo che era vero, che in una rivoluzione si vince o si muore (se è vera). Molti compagni sono caduti lungo il cammino verso la vittoria.
Oggi tutto ha un tono meno drammatico perché siamo più maturi, ma il fatto si ripete.
Sento di aver compiuto la parte del mio dovere che mi legava alla rivoluzione cubana nel suo territorio, e mi congedo da te, dai compagni, dal tuo popolo, che ormai è il mio. Rinuncio formalmente ai miei incarichi nella direzione del partito, al mio posto di ministro, al mio grado di comandante, alla mia condizione di cubano. Nulla di legale mi unisce a Cuba, solo vincoli di altra natura, che non si possono rompere con le nomine.
Facendo un bilancio della mia vita passata, credo di aver lavorato con sufficiente lealtà e dedizione per consolidare il trionfo della rivoluzione. Il mio unico errore di una certa gravità è stato di non aver avuto maggiore fiducia in te fin dai primi momenti della Sierra Maestra e di non aver compreso
con sufficiente rapidità le tue qualità di dirigente e rivoluzionario. Ho vissuto giorni meravigliosi e al a tuo fianco ho provato l’orgoglio di appartenere al nostro popolo nei giorni luminosi e tristi della crisi dei Caraibi. Poche volte come in quei giorni uno statista ha brillato tanto; e sono orgoglioso anche di averti seguito senza esitazioni, identificandomi con la tua maniera di pensare, di vedere e di valutare i pericoli e i princìpi. Altre terre del mondo reclamano il contributo dei miei modesti sforzi. Io posso fare ciò che a te è negato per le tue responsabilità alla direzione di Cuba, ed è giunta l’ora di lasciarci.
Si sappia che lo faccio con un
misto di allegria e di dolore; qui lascio la parte più pura delle mie speranze di costruttore e i più cari tra i miei cari…e lascio un popolo che mi ha accolto come un figlio: ciò lacera una parte del mio spirito. Sui nuovi campi di battaglia porterò la fede che mi hai inculcato, lo spirito rivoluzionario del mio popolo, la sensazione di compiere il più sacro dei doveri: lottare contro l’imperialismo ovunque esso sia; ciò riconforta e cura ampiamente qualsiasi lacerazione.
Ripeto ancora una volta che libero Cuba da qualsiasi responsabilità, tranne quella che emana dal tuo esempio. Che se l’ora definitiva mi raggiungerà sotto altri cieli, il mio ultimo pensiero sarà per
questo popolo e specialmente per te. Che ti ringrazio per i tuoi insegnamenti ed esempio e che cercherò di essere fedele sino alle estreme conseguenze dei miei atti. Che mi sono sempre identificato con la politica estera della nostra rivoluzione e che continuo a farlo. Che ovunque andrò, sentirò la responsabilità di essere un rivoluzionario cubano e come tale agirò. Che non lascio a miei figli e a mia moglie niente di materiale, ma ciò non mi preoccupa e mi rallegro che sia così. Che non chiedo nulla per loro, perché lo Stato darà loro quel che è sufficiente per vivere ed istruirsi.
Avrei molte cose da dire a te e al nostro popolo, ma sento che non sono necessarie: le parole non possono esprimere ciò che vorrei
e non vale la pena di imbrattare altra carta.
Fino alla vittoria sempre.
Patria o Morte!
Ti abbraccia con tutto il fervore rivoluzionario.
Che
La storia delle province cubane o, per meglio dire, delle divisioni amministrative cubane, inizia con la dominazione spagnola e il Vicereame della Nuova Spagna.
XVI secolo
Attorno al 1510 all’interno del Vicereame venne creato il Governatorato di Cuba, con capitale Santiago di Cuba, dipendente dalla Reale Udienza di Santo Domingo. Tra il 1512 e il 1515 furono fondate le prime città dell’isola: Baracoa, Bayamo, Trinidad, Sancti Spíritus, San Cristóbal de La Habana, Puerto Príncipe e Santiago. Nel 1518 venne stabilita la prima diocesi cattolica a Baracoa, suffraganea della Diocesi di Siviglia, che nel 1522 venne trasferita a Santiago. Nel 1546 la Diocesi di Santo Domingo venne elevata ad Arcidiocesi e la Diocesi di Santiago di Cuba divenne sua suffraganea. Nel 1957 la Provincia de La Florida fu annessa al Governatorato di Cuba. Nel 1579 venne creata la Capitaneria Generale di Cuba all’interno dell’impero spagnolo.
XVII secolo
Nel 1607 Filippo III di Spagna, con una Real Cédula dell’8 ottobre, decise la divisione in due della Capitaneria: Il Dipartimento Occidentale, con capoluogo L’Avana, ricomprendeva i territori delle attuali province di Matanzas, Cienfuefos e Villa Clara. Il Dipartimento Orientale, subordinato al primo, aveva per capoluogo Santiago e comprendeva i territori delle attuali province di Baracoa, Bayamo, Camaguey e Santiago. Stranamente le città di Trinidad e Sancti Spíritus, nella zona centrale, non furono incluse in nessun dipartimento fino al 1621, quando vennero incluse in quello Occidentale.
XVIII secolo
Durante il XVIII secolo si iniziarono a creare le giurisdizioni, che costituirono il primo tipo di divisioni amministrative cubane. Nel 1774 a Cuba esistevano 18 giurisdizioni.
XIX secolo
Nel 1819, con il Trattato Adams-Onís, la Provincia de La Florida viene ceduta agli Stati Uniti. Nel 1827 a Cuba esistevano 21 giurisdizioni. Il governo coloniale spagnolo decide di dividere la Capitaneria in tre departimenti amministrativi: Occidentale, con capitale L’Avana e estesp fino alla giurisdizione di Colón, nell’attuale provincia di Matanzas; Centrale con capitale politica a Trinidad e giuridica a Puerto Príncipe. Orientale con capitale Santiago di Cuba. Nel 1853 venne abolito il Dipartimento Centrale e le sue giurisdizioni incluse in quello Occidentale. Si era tornati, quindi, alla bipartizione dell’isola in Dipartimento Occidentale e Dipartimento orientale. Nel 1861 il numero delle giurisdizioni aumentò a 32. Evoluzione storica del numero delle suddivisioni primarie cubane. In evidenza la distribuzione dei municipi tra le varie province dal 1878 (quando vennero create) al 1970 (prima della nuova suddivisione in 14 province). Nel 1878, conclusa la Guerra dei Dieci Anni il governo spagnolo divise Cuba in sei province politico-amministrative. Questa decisione, frutto del contenuto del Patto di Zanjón, adattava la divisione dell’isola a quella esistente nella Penisola Iberica e facilitava l’elezione dei deputati locali al Parlamento nazionale. Secondo il costume spagnolo dell’epoca, le province presero il nome dalle rispettive città capoluogo e, da occidente a oriente furono:
Pinar del Río, L’Avana, Matanzas, Santa Clara, Puerto Príncipe, Santiago
Ciascuna venne a sua volta suddivisa in municipios. Nel 1879 ne esistevano 110. Nel 1895 scoppiò la Guerra di indipendenza cubana. Lo spagnolo Valeriano Weyler, Capitano Generale dell’isola, rispose alla sollevazione degli indipendentisti di José Martí con la politica repressiva di Reconcentración che aumentò la mortalità dei civili e incise negativamente sulla consistenza della popolazione, soprattutto nei piccoli centri. Nel 1898, alla fine della Guerra ispano-americana, il Trattato di Parigi riconobbe a Cuba l’indipendenza dalla Spagna.
XX secolo
All’inizio del XX secolo, con l’intervento statunitense il numero di municipi, che nel 1899 era 132, venne ridotto a 82. Tra il 1899 e il 1902 il nome della Provincia di Puerto Príncipe fu cambiato in Camagüey. Nel 1905 il Consiglio provinciale di Santiago di Cuba cambiò il nome della provincia omonima in Provincia de Oriente. La Costituzione cubana del 1940 modificò il nome della Provincia di Santa Clara in Las Villas. Nel frattempo molti dei municipi eliminati furono ripristinati, cosicché il loro numero totale salì a 112 nel 1919 e a 126 nel 1943.
Le prime modifiche della rivoluzione
Nel 1959 la rivoluzione cubana abbatté il regime di Fulgencio Batista e portò al potere Fidel Castro. Nei primi anni della rivoluzione, assieme alla riforma agraria il governo realizzò alcune modifiche all’organizzazione territoriale, aumentando considerevolmente il numero di municipi e creando i regionales come livello intermedio tra province e municipi: nel 1968 c’erano 292 municipios ripartiti in 38 regionales[2]. Il processo proseguì e raggiunse il suo massimo tra il 1973 e il 1975, raggiungendo 407 municipios e 58 regionales. Nel frattempo intervennero alcune modifiche a livello provinciale: nel 1963 Ciénaga de Zapata passò dalla provincia de Las Villas alla provincia di Matanzas, nel 1969 i municipi di Artemisa, Guanajay, Mariel furono transferiti dalla Provincia di Pinar del Río alla Provincia dell’Avana. Nel 1970 Jatibonico passò dalla Provincia di Camagüey a quella di Las Villas mentre Amancio e Colombia passarono da Camagüey alla Provincia d’Oriente.
La nuova legge del 1976
Il 1976 fu anno di grandi mutamenti istituzionali. Oltre alla nuova Costituzione venne approvata la “Legge di Divisione Politico-Amministrativa” che modificava l’organizzazione territoriale del Paese, sopprimeva i regionales, aumentava il numero delle province a 14 e riduceva il numero dei municipi a 169. In particolare: dalla Provincia dell’Avana furono separate la Città dell’Avana, che assunse uno status amministrativo di provincia autonoma in quanto capitale, e l’Isola dei Pini, che venne elevata al rango di “comune speciale” senza essere inclusa in altre province. La Provincia di Las Villas venne divisa in 3 parti: Provincia di Villa Clara, Provincia di Cienfuegos e Provincia di Sancti Spíritus. La Provincia di Camagüey venne divisa per creare la Provincia di Ciego de Ávila. La grande Provincia d’Oriente, infine, venne ripartita in 5: Provincia di Las Tunas, Provincia di Granma (con capoluogo Bayamo, Provincia di Holguín, Provincia di Santiago di Cuba e Provincia di Guantánamo. La nuova legge cercò inoltre di omogeneizzare la popolazione dei comuni e la loro estensione tra le province. La media nazionale fu di 56.000 abitanti per ogni comune e furono eccezionalmente approvati soltanto 20 comuni con meno di 20.000 abitanti. La provincia con più comuni risultò quella dell’Avana, con 19, e quelle con meno furono quelle di Cienfuegos, Sancti Spiritus e Las Tunas con 8 comuni ciascuna. Nel 1978, l’isola dei Pini prese il nome di Isola della Gioventù.
Le modifiche del 2010
Nel 2010 l’Assemblea Nazionale del Potere Popolare modificò la legge del 1976 approvando la creazione di due nuove province in sostituzione della precedente Provincia dell’Avana. Nacquero così la Provincia di Mayabeque, con capoluogo San José de las Lajas, e la Provincia di Artemisa, cui vennero attribuiti anche i tre comuni più orientali della Provincia di Pinar del Río (Candelaria, San Cristóbal e Bahía Honda). L’assetto complessivo risultante è quello attuale delle Province di Cuba.
PINAR DEL RIO
Pinar del Río è una delle province più selvagge di Cuba. La provincia di Pinar del Río conta 730.626 abitanti su una superficie di 10.904,03 km² e il suo capoluogo è la città di Pinar del Río. In essa si trova la valle di Viñales, una cittadina famosa soprattutto per la paesaggistica che la circonda. L’elemento più caratteristico sono i “Mogotes”, collinette che emergono dalla pianura circostante. Nel suo territorio è presente una grossa pittura rupestre moderna che richiama la preistorica (il Mural de la Prehistoria), nelle adiacenze vi sono alcune case rurali gestite con criteri antichi senza luce elettrica e altre modernità. Vi sono numerose grotte sotterranee; una di queste, la Cueva del Indio, è attraversata sotterraneamente da un fiume, ed è percorribile in barca tramite visita guidata. Il turismo, che caratterizza l’economia di questa zona sollevandola anche dai gravi problemi tangibili in altre parti di Cuba, contribuisce a rendere gli abitanti di Viñales in larghissima parte favorevoli a Fidel Castro e alla sua politica. La provincia di Pinar del Río include anche i diversi Cayos, isolotti, alcuni dei quali collegati con la terraferma; tra questi, Cayo Jutias e Cayo Levisa, facilmente raggiungibili da Viñales. Proseguendo verso l’estremità della provincia, e dell’isola, s’incontra la penisola de Guanacabibes, che termina nel Cabo di Sant’Antonio. La città di Pinar del Río non ha particolare rilevanza storica né turistica, ma è equidistante da Maria La Gorda (all’apice dell’isola) e dall’Havana. Il sud della provincia è in gran parte coperto da mangrovie, la parte orientale è invece verde a seguito della costruzione di un parco naturale (a Las Terrazas) da parte di Cienfuegos. La coltivazione del tabacco della provincia dà alcune delle foglie più pregiate per i sigari cubani.
La creazione è stata approvata dall’Assemblea Nazionale Cubana il 1º agosto 2010, dividendo l’ex Provincia dell’Avana in due, le nuove province di Artemisa e di Mayabeque. Alla nuova provincia sono stati annessi anche tre comuni della confinante provincia di Pinar del Río: Bahía Honda, Candelaria e San Cristóbal.
L'AVANA
L’Avana (nome completo: San Cristóbal de La Habana) è la capitale di Cuba e, con una popolazione di 2,2 milioni di abitanti, la più grande città dei Caraibi.
Storia
Il conquistador spagnolo Diego Velázquez de Cuéllar fondò L’Avana nel 1515 sulla costa
sud dell’isola, vicino l’attuale città di Surgidero de Batabanó. L’Avana si trasferì nella sua posizione attuale vicino alla Baia Carenas nel 1519. Originariamente era un importante scalo commerciale, e divenne la capitale della colonia spagnola di Cuba nel 1607, ed il più importante porto di tutte le colonie spagnole nel Nuovo Mondo. L’Avana fu bruciata da bucanieri nel 1538, e venne saccheggiata nel 1553 e 1555. La Gran Bretagna si impossessò della città nel 1762 durante la Guerra dei sette anni, quando aprirono il porto al libero scambio, trasportandovi migliaia di africani schiavizzati. Quando la guerra finì la scambiarono in cambio della Florida. Dopo aver riguadagnato il controllo della città, gli spagnoli la resero la più fortificata di tutte le Americhe. Negli anni venti, durante il Proibizionismo negli Stati Uniti, L’Avana divenne un luogo di vacanza molto popolare per gli statunitensi; i nightclub e le case dove si giocava d’azzardo sopravvissero all’abrogazione della legge, ma la maggior parte vennero chiusi nel 1959 dopo la Rivoluzione cubana. Nella notte tra l’8 ed il 9 luglio 2005, la città è stata colpita direttamente dall’uragano Dennis. L’Avana è stata una delle città candidate per ospitare le Olimpiadi estive del 2012, assegnate a Londra, ma non è stata inclusa nemmeno tra le cinque città finaliste.
Geografia
L’Avana si trova nell’isola di Cuba, arcipelago dei Caraibi. La Provincia dell’Avana, malgrado sia una delle più piccole di Cuba, è di gran lunga la più popolata. In città vi sono molteplici stili architettonici, dalle case del XVII secolo alle costruzioni moderne. L’Avana è naturalmente una delle mete più importanti del turismo a Cuba e in generale di tutta l’America Latina. È inoltre sede del governo e di molti ministeri. Le industrie dell’Avana svolgono un importante ruolo nell’economia del paese. Nel porto dell’Avana, il più importante dell’isola, vi circolano la metà delle importazioni ed esportazioni cubane. Nella notte tra l’8 e il 9 luglio del 2005, i sobborghi orientali della città furono colpiti dall’uragano Dennis. Nell’Ottobre dello stesso anno, nelle zone costiere della città, vi furono violente inondazioni provocate dal passaggio dell’uragano Wilma.
La creazione è stata approvata dall’Assemblea Nazionale Cubana il 1º agosto 2010, dividendo l’ex Provincia dell’Avana in due, le nuove province di Mayabeque e di Artemisa.
Matanzas è una provincia cubana che include la penisola di Varadero, con i suoi 20 km di spiaggia a nord e la Baia dei Porci a sud (dove vi fu lo sbarco degli americani). La provincia di Matanzas conta 675.980 abitanti (2004) su una superficie di 11.802,72 km², che ne fa la seconda più grande provincia dell’isola. Il capoluogo Matanzas è il centro culturale, economico e industriale della provincia; tre le zone di interesse, quella intorno a Plaza dela Vjgia, con il ponte di ferro battuto testimone della rivoluzione industriale cubana, quella intorno al Parque Central e il lungomare che, per tutta la sua lunghezza conta migliaia di affissioni rivoluzionarie. Per la città si possono notare numerosi autobus ATM probabilmente inviati a seguito di spedizioni umanitarie. Il resto della provincia, nella penisola di Zapata, che dà a sud-ovest, il suolo è completamente paludoso; questa zona è importante per l’allevamento di coccodrilli.
La città capoluogo della provincia è l’omonima Cienfuegos fu fondata dai coloni francesi nel 1819. Quella di Cienfuegos è la più piccola provincia di Cuba, detta anche La Perla del Sur. Escludendo la Sierra de Escambray, Cienfuegos ha un’economia interamente dedicata alla coltivazione ed alla trasformazione dello zucchero. Mulini e coltivazioni di canna da zucchero caratterizzano il panorama. Nella Sierra sono presenti delle cascate. Sia fra i turisti che i cittadini locali è molto popolare la subacquea. Nella provincia sono presenti numerose grotte subacquee e ben 50 siti. La provincia di Cienfuegos, Sancti Spíritus, e Villa Clara erano originariamente unite nella ora non più esistente provincia di Las Villas.
E’ la settima tra le province cubane per estensione. A nord, al centro e a sud vi sono pianure con differenti caratteristiche: quella del centro è ondulata, a nord vi sono le Alturas de Bamburanao-Jatibonico, e a sud-est l’estremità orientale delle montagne di Trinidad e di quelle di Sancti Spíritus, entrambe molto scoscese con numerose grotte e cascate d’acqua. La costa nord e quella sud per la maggior parte sono pantanose. La temperatura media annuale nella zona montuosa varia tra 17 e 24 °C, e in quella piana tra 24 e 27 °C. La piovosità media annuale nella pianura è di 1.538 mm. La quantità di giorni di pioggia all’anno oscilla tra 100 e 110. I venti predominanti provengono da nord e da nord-est. Tra i corsi d’acqua più importanti troviamo il fiume Zaza, con una lunghezza di 140 km., che è sbarrato dalla diga che porta lo stesso nome, la più grande del paese, con 1.020 milioni di metri cubi d’acqua, e il fiume Agabama, che percorre 75 chilometri nella provincia, scorrendo tra le montagne di Trinidad e quelle di Sancti Spíritus. Nel ramo agricolo si trova il maggior potenziale economico, con grandi aree coltivate a canna da zucchero e a tabacco, che la fa diventare una delle zone più importanti del paese nella produzione di quest’ultima voce, particolarmente nel municipio di Cabaiguán. Vengono anche coltivati tuberi, ortaggi e frutta. Questa provincia è allo stesso modo una delle maggiori produttrici di riso dell’isola, dato che copre il 25 % della domanda nazionale del cereale. Il caffè e il miele delle api sono tra gli altri aspetti fondamentali di questa parte di Cuba. I settori montuosi della provincia di Sancti Spíritus hanno un peso fondamentale nell’economia del territorio, dato lo sviluppo dei programmi forestali e della coltivazione del caffè, ai quali partecipano circa 15.000 persone. Le nove centrali dello zucchero sulle quali conta la provincia, una fabbrica di cemento, diverse industrie di prodotti alimentari e una raffineria di petrolio, danno allo stesso modo un grande contributo all’economia cubana. Nel territorio esistono anche aziende per lo sviluppo dell’allevamento, in particolare quello delle vacche da latte, e quello avicolo. Allo stesso modo, si evidenzia l’acquicoltura, in quanto la provincia di Sancti Spíritus ha il maggior volume di acqua nei bacini del paese. La città di Trinidad, per le caratteristiche della sua architettura coloniale e culturale, dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura (UNESCO), costituisce un centro turistico di grande importanza nazionale e internazionale.
Segnalata nelle carte geografiche come arcipelago Sabana-Camagüey, la regione turistica Jardines del Rey si estende per 465 chilometri lungo il litorale nord delle province centrali di Cuba, da Matanzas fino a Camagüey. Los Jardines, così chiamati dal conquistatore spagnolo Diego Velázquez nel 1514 in onore del re Fernando el Católico, comprendono il 60 per cento (2.517) della totalità dei cayos (piccole isole prevalentemente pianeggianti e sabbiose) che circondano l’isola di Cuba, inclusi due dei maggiori – Cayo Romano (777 chilometri quadrati) e Cayo Coco (370 chilometri quadrati) – che per la loro estensione appartengono già alla categoria delle isole. In questa zona privilegiata vivono più di 700 specie della flora terrestre (126 endemiche), 958 specie della fauna terrestre e altre 900 specie di pesci. Oltre 450 chilometri di scogliere compongono la seconda barriera corallina del mondo, superata solo dalla Gran Barriera Australiana.
La maggiore provincia di Cuba è situata al centro dell’isola, tra quelle di Ciego de Ávila e Las Tunas. Si tratta di un’area prevalentemente rurale. A nord si trovano il magnifico ambiente costiero, con la ricca flora e fauna dell’arcipelago Sabana-Camagüey, e la splendida spiaggia di Santa Lucía. L’incontaminato arcipelago di Jardines de la Reina culla il sud della provincia. Il centro storico di Camagüey – ritenuto il più esteso nonché il meglio preservato dell’isola – è stato dichiarato Patrimonio dell’Umanità UNESCO. I turisti rimangono incantati dalle sontuose chiese e dal contorto labirinto di strade, concepito per disorientare i pirati predatori. Camagüey è la città natale del Poeta Nazionale di Cuba Nicolás Guillén e sede del Balletto de Camagüey, rinomato in tutto il mondo. È ricca di affascinanti piazze lastricate di ciottoli, statue storiche e musei intriganti. Una miriade di tinajones [vasi di terracotta] ornano le strade. Un tempo la gente di Camagüey realizzava i vasi per raccogliere l’acqua piovana necessaria per affrontare i periodi di siccità. Oggi, sono uno degli elementi caratteristici della città.
La provincia di Las Tunas, situata tra quelle di Camagüey, Holguín e Granma, è famosa per la sua quiete, le spiagge incontaminate, la cultura rurale dei “mandriani” e una grande quantità di eventi, compreso il festival di musica popolare più importante di Cuba, l’unico convegno di magia dell’America Latina e una mostra di scultura che dura un mese intero. Il capoluogo della provincia, la città di Las Tunas, è stata soprannominata Il Balcone d’Oriente, in virtù della sua particolare posizione che segna il confine tra la parte occidentale e quella orientale di Cuba, sia dal punto di vista geografico che da quello culturale. Conosciuta anche come la “Città delle Sculture”, le sue strade sono ornate da oltre 100 statue. La provincia di Las Tunas ha anche la sua porzione di spiagge scintillanti, acque turchesi e coralli multicolori, in particolare sulla spiaggia di Covarrubias, sulla costa atlantica. Poco distante si trova la seconda città della provincia, Puerto Padre, famosa per i suoi zuccherifici e una storia che risale al XVI secolo.
La provincia di Granma è famosa per la sua storia e la sua natura mozzafiato. Qui si trova la spettacolare catena montuosa della Sierra Maestra, come il fiume più lungo di Cuba, il Río Cauto. Lungo la frastagliata costa meridionale, si trovano alcune delle piattaforme marine più incontaminate dell’intero continente americano. La provincia vanta due parchi nazionali, il Gran Parque Nacional Sierra Maestra e il Parque Nacional Desembarco del Granma, habitat di autentiche meraviglie della botanica, tra cui orchidee nane e un’antica specie di cactus gigante, oltre a specie di fauna locale come il tocororo, lo zunzun (colibrì). Nel 1513, Diego Velázquez de Cuellar fondò il capoluogo di Granma, Bayamo, la seconda città più antica di Cuba, dopo Baracoa. Molti degli originari edifici coloniali furono distrutti dal grande incendio del 1869, quando gli abitanti locali preferirono appiccare il fuoco alla città piuttosto che arrendersi agli invasori spagnoli. Una volta ricostruito, il centro della città fu dichiarato monumento nazionale. Il sabato sera, le vie di Bayamo – ma in generale di ogni città della provincia – sono animate da feste di strada, una tradizione vivace e di lunga data. Granma è la città natale dell’eroe cubano Carlos Manuel de Céspedes, che è considerato il Padre della Patria in virtù del ruolo avuto nella lotta per l’indipendenza. Granma è anche il celebre luogo dove, nel 1965, Fidel Castro e il suo piccolo esercito rivoluzionario sbarcarono dall’omonima barca, il Granma. In tutta la provincia c’è numerosi musei fanno rivivere questa storia.
Quando Cristoforo Colombo posò gli occhi sulla costa di Holguín nel 1492, la nominò “il luogo più bello su cui si siano mai posati degli occhi umani”. Spiagge da sogno – tra cui le enclavi di Playa Esmeralda, Playa Pesquero e Guardalavaca – rendono questa provincia sulla costa settentrionale di Cuba la terza destinazione più visitata del paese. Una barriera corallina ancora intatta e un’abbondante vita marina garantiscono un snorkeling eccezionale e meravigliose immersioni nei fondali caldi, trasparenti e poco profondi dell’Atlantico. Verso l’entroterra troverete un panorama mozzafiato con morbide colline e montagne rocciose che aspettano solo di essere esplorate. Oltre alle meraviglie naturali Holguín vi attende con numerose attrazioni cittadine. Nella capitale della provincia, l’omonima Holguín, potrete trovare un appassionante museo in una vecchia caserma coloniale, gallerie e monumenti commemorativi disseminati nelle varie e vivaci piazze della città. Proprio per le sue numerose piazze storiche è chiamata “la città dei parchi”. A Birán, una piccola cittadina nella provincia di Holguín, potrete visitare la fattoria dove sono cresciuti Fidel e Raúl Castro; o andare a vedere la statuetta dorata creata dagli aborigeni cubani al Museo Archeologico di Banes. La città costiera di Gibara, una volta il principale porto della costa nord-orientale di Cuba, rappresenta una pittoresca e affascinante fetta del Mediterraneo spagnolo.Quando Cristoforo Colombo posò gli occhi sulla costa di Holguín nel 1492, la nominò “il luogo più bello su cui si siano mai posati degli occhi umani”. Spiagge da sogno – tra cui le enclavi di Playa Esmeralda, Playa Pesquero e Guardalavaca – rendono questa provincia sulla costa settentrionale di Cuba la terza destinazione più visitata del paese. Una barriera corallina ancora intatta e un’abbondante vita marina garantiscono un snorkeling eccezionale e meravigliose immersioni nei fondali caldi, trasparenti e poco profondi dell’Atlantico. Verso l’entroterra troverete un panorama mozzafiato con morbide colline e montagne rocciose che aspettano solo di essere esplorate. Oltre alle meraviglie naturali Holguín vi attende con numerose attrazioni cittadine. Nella capitale della provincia, l’omonima Holguín, potrete trovare un appassionante museo in una vecchia caserma coloniale, gallerie e monumenti commemorativi disseminati nelle varie e vivaci piazze della città. Proprio per le sue numerose piazze storiche è chiamata “la città dei parchi”. A Birán, una piccola cittadina nella provincia di Holguín, potrete visitare la fattoria dove sono cresciuti Fidel e Raúl Castro; o andare a vedere la statuetta dorata creata dagli aborigeni cubani al Museo Archeologico di Banes. La città costiera di Gibara, una volta il principale porto della costa nord-orientale di Cuba, rappresenta una pittoresca e affascinante fetta del Mediterraneo spagnolo.
Santiago de Cuba ha un’anima. La seconda tra le maggiori città di Cuba è giustamente orgogliosa dei suoi rivoluzionari eroi, le splendide piazze e la sua vibrante tradizione musicale. La sua vicinanza alla Giamaica e alle altre isole tropicali, gli ha infuso uno spirito decisamente caraibico che si può scorgere nell’arte e nell’architettura, sentire nella musica e vivere nei suoi esuberanti festival – tra cui la “Fiesta del Fuego”, il Festival del Caribe e il rinomato Carnaval. La città mostra un’eclettica varietà di influenze architettoniche, partendo dal maestoso castello El Morro, considerato dall’UNESCO Patrimonio dell’Umanità, continuando con la splendida casa coloniale di Parque Céspendes nel centro storico e terminando con la gloriosa Basilica de Nuestra Senora de la Caridad del Cobre, il luogo di pellegrinaggio più sacro a Cuba. Appena ad est di Santiago si trova l’incantevole e selvaggia riserva della Biosfera Baconao, riconosciuta dall’UNESCO, con le sue antiche piantagioni di caffè, mentre le cime più alte delle montagne di Sierra Maestra sorgono ad ovest. Intraprendere un viaggio in macchina lungo la costa sormontata da queste vette maestose regala scenari di impareggiabile bellezza. Nei fondali adiacenti, resti di relitti di navi da guerra risalenti al conflitto tra Spagna, Cuba e Stati Uniti, costituiscono un’ottima attrazione per gli amanti delle immersioni e dello snorkeling.
Guantánamo è la regione più orientale di Cuba, il capoluogo è la città di Guantanamo. Prende il nome dal gruppo indigeno ormai scomparso che risiedeva nella zona. La regione finisce con la base navale americana di Guantanamo. Ha un’area totale di 6.176 km² e una popolazione di 508.576 abitanti la metà di questi vive nella capitale. Occupa il decimo posto tra le province del paese per estensione e l’undicesimo per popolazione. Questa regione è per lo più montagnosa con i rilievi di Sagua-Baracoa con la altura predominante della Sierra del Curial, pico El Gato (1.181 m). La laguna principale è la Salada. Le montagne di Nipe-Sagua-Baracoa dominano la regione dividendo sia il clima che il paesaggio. La costa settentrionale è la più umida del paese mentre quella meridionale è la più calda. La sua cultura e architettura sono diverse dal resto dell’isola essendo influenzate dalla vicina Haiti e dalla presenza di numerosi immigrati giamaicani. Le case di Guantánamo assomigliano infatti più a quelle dei quartieri francesi di New Orleans che a quelle di La Havana. A Guantánamo, come nel resto di Cuba, è presente un clima tropicale caratterizzate da un’estate piuttosto calda e precipitazioni così distribuite nelle due stagioni principali: nella stagione delle piogge che va da maggio a ottobre cadono il 70% delle precipitazioni mentre nella stagione secca il restante 30%. I venti della regione sono alisei che derivano dallo scontro dell’alta pressione subtropicale con la bassa pressione equatoriale. Il rilievo Sagua-Baracoa devia però la direzione degli alisei, e quindi una parte della regione è più piovosa e umida dell’altra.
L’Isola della Gioventù è un’isola dell’arcipelago di Cuba con un’estensione di km² 2.237, nel Mare dei Caraibi. Dal punto di vista giuridico-amministrativo costituisce l’unica municipalità speciale della Repubblica, distinta da tutte le altre quattordici province. Questa isola è stata scoperta e battezzata da Cristoforo Colombo il 13 giugno del 1494 durante il secondo viaggio nel nuovo mondo. È stata conosciuta con differenti nomi come l’isola dai cotorras, l’isola dei pirati e perfino come l’isola del tesoro; in seguito divenne l’isola dei prigionieri e presto l’isola dei pini (ha avuto questo nome fino al 1978 quando l’isola fu ribattezzata con la denominazione attuale). Fu l’isola dove Fidel Castro rimase prigioniero dopo l’assalto al Moncada, ma fu in seguito liberato per un’amnistia. Attualmente l’Isola della gioventù è un comune speciale, con una popolazione di 79.000 abitanti. L’attività economica è basata fondamentalmente sull’agricoltura, sull’estrazione del marmo, sulla pesca, e sulla produzione di ceramica.
Popolo composto da bianchi eredi dei primi colonizzatori spagnoli, negri africani importati come schiavi, cinesi emigrati nel 1800, è unico per le caratteristiche peculiari che sono insite in lui. Allegro, orgoglioso, generoso, disponibile, musicale, sensuale, innocente…questo ed altro sono le maggiori componenti dell’identità cubana che ritroviamo oggi a L’Avana come a Ciego de Avila.
Bisogna conoscerlo, questo popolo per poter marginalmente assaporare la sua bellezza. Non si tratta solo di gestire i rapporti e le relazioni con i jineteri (a volte troppo disponibili per essere veri) ma, girando per le strade de L’Avana Vieja, come nei piccoli centri non toccati dal turismo, parlare e conoscere gli anziani che parlano di epoche storiche (basti pensare alla Rivoluzione ma si potrebbe andare ancor più
indietro nel tempo), di personaggi che sembrano usciti da un film di Wenders, di musiche che ancor oggi conquistano il mondo intero (Buena Vista Social Club e Compay Segundo ne sono un recente esempio).
Tra le persone che si arrangiano per vivere (magari vendendo souvenir ai turisti) puoi conoscere un anziano medico, Celso è il suo nome, che per primo iniziò a importare la filosofia della medicina omeopatica all’interno del Regime Rivoluzionario intriso di materialismo storico. Celso, ama raccontare (è stato medico dello stesso Fidel Castro) le sue battaglie negli anni 60 per non essere estromesso dai clan di medici allorquando iniziò a condurre la sua politica inerente ad una medicina alternativa (anticipatrice di quella new age).
Ma a Cuba, incontri anche Fanny, una simpatica donna di una quarantina d’anni, che dopo 6 mariti (ed una caterba di figli) è felicemente sposata (spera in modo definitivo) con un simpatico ma sobrio signore che è direttore di una tiendas della TRD (Tiendas Recuperacion Divisa), cioè di un piccolo negozietto locale, di proprietà statale. Fanny, affitta una casa che è di proprietà di una sua figlia (a sua volta ereditata dal suocero) che ora vive a Miami, dopo la traversata dei balzeros.
La casetta, un villino a due piani diviso tra due famiglie, ha un paio di stanze da letto ed un saloncino, un ampia terrazza da dove si vede il mare (siamo in una località di Playa de l’Este) e servizi. La corpulenta donna (infatti è abbastanza in carne) tutte le mattine va a fare la spesa per preparare, poi, la prima colazione ai suoi inquilini. Attende pazientemente che gli stessi facciano i loro comodi, per poi (a casa vuota) fare le pulizie e ritornare giusto in tempo per l’ora di cena per preparare la comida che gli inquilini le hanno commissionato (scelta tra diversi piatti tipici). Fanny, pronta al sorriso e ad una chiacchiera, è discreta e disponibile ad esaudire i capricci dei suoi affittuari, tant’è che si è creata un giro di clienti che, ormai, ritornano da lei dopo una prenotazione telefonica.
E che dire di un ex direttore di banca che, dopo essere anticipatamente messo in pensione, vive in uno splendido villino coloniale del Vedado e si mantiene facendo l’autista “particular”? Lo stesso, poi, ti invita a casa sua e ti fa conoscere sua moglie. Parla amabilmente dell’economia cubana mentre ti offre un caffè e rimpiange i tempi di Guevara.
Poi, all’improvviso, tira fuori una vecchia foto in bianco e nero da un cassetto che immortala suo padre premiato dall’eroico guerrigliero durante una celebrazione a favore del lavoro volontario.
Oppure puoi trovare un giovane emigrato da una poverissima zona dell’isola (Las Tunas) dove il turismo non arriva se non nei racconti di jineteri che ritornano a casa. “Dentino” (questo è il suo soprannome a causa di una dentatura non proprio perfetta) ti attende sdraiato su una anonima spiaggia guardando, senza troppa invidia, la tua colorata t-shirt. In cambio, ti offre una gigantesca conchiglia, un paio di maracas ed un cappello di paglia intrecciata, dalle giovani foglie verdi. E, all’atto dello scambio, sorride contento…Lo ritrovi, dopo un paio d’anni, a Varadero (vive vicino a Cardenas) completamente trasformato. Ha tutti i denti perfetti, capelli neri lunghi con una coda alla Fiorello decisamente impomatati, e sguardo acuto. Dice di lavorare in una centrale di produzione dello zucchero, ma in realtà fa la vita di tutti i jineteri.
Ma, a L’Avana, trovi un ex colonnello dell’aviazione militare che pilotava elicotteri (è stato in diverse missioni militari in tutto il mondo), e con la sua Lada color prugna, è a disposizione come tassista particular. Ha trasformato lo stessa della brigata di appartenenza, in un anello che tiene sempre e che mostra con orgoglio.
Ma trovi i cubani che pedalando su una stradina polverosa, sotto un acuto temporale, ti sorridono mentre passi (non sono abituati a vedere molti turisti da quelle parti) e ti salutano allegramente.
La gente di Cuba è splendente pur nella miseria della vita che conduce grazie all’embargo economico che strangola l’isola da oltre 40 anni. E seppur contraddittori, molti aspetti della vita quotidiana dei cubani, sono intriganti.
Un gruppo di bambini che esce da scuola in modo allegro con i loro completini color vinaccia con il foulard rosso stretto al collo sono in netto contrasto con la banda di monelli che gioca con i copertoni dei pneumatici di un camion, che saranno utilizzati a mò di canotto durante il loro prossimo bagno sull’Oceano prospiciente il Malecòn. O, mentre si attraversano le viuzze sporche e polverose de L’Avana Vieja, l’udire il suono di un pianoforte provenire da una casa diroccata che cade a pezzi.
Anche se Internet non è vietato, i suoi costi sono molto alti. E ti capita di incontrare uno studente appassionato di informatica, che gira tra le sale dell’Hotel Ambos Mundos in cerca di stranieri (magari giornalisti) che si collegano in internet con il loro portatile per scroccare 5 minuti di navigazione. Come puoi incontrare il giovane attivista del Partito Comunista Cubano che ti spiega perchè Cuba soffre la fame e parla estasiato del Lider Maximo.
Il cubano è complesso nella sua semplicità.
La Bandiera
La Bandiera cubana è stata disegnata dal poeta Miguel Turba Tolòn.
Le tre bande blu rappresentano le antiche province, le due bande bianche la pace e il triangolo rosso è il sangue sparso per l’indipendenza.
E’ un triangolo e ogni lato si ispira alla rivoluzione francese ed ai simboli della libertà, dell’uguaglianza e della fratellanza.
La stella bianca al centro del triangolo rappresenta la libertà conquistata.
Lo Scudo
Lo Scudo ha uno configurazione come una targa ogivale ed ha due archi, uno superiore, disposto in orizzontale che riporta l’importanza geografica, un mare con due creste di terra ai lati e una chiave dorata sopra un mare azzurro come a chiudere lo stretto.
Per la sua posizione strategica l’isola di Cuba è stata denominata la chiave del nuovo Mondo. Nel cielo un disco solare nascente sull’orizzonte simboleggia la nascita della nuova nazione che diffonde i suoi raggi
Le tre strisce azzurre divise da due bianche, che appaiono nel quadrante inferiore
sinistro, rappresentano i dipartimenti nella quale Cuba era divisa nell’epoca coloniale.
La palma reale, che appare nel quadrante inferiore di destra, nel cento di un paesaggio cubano con una vallata e montagne sullo sfondo in un cielo con nubi, rappresenta la serena fermezza delda un ramo di quercia a sinistra e di alloro a destra, e simboleggiano la vittoria e la forza che si incrociano alla base di un fascio di verghe strette nella parte inferiore da un sottile legaccio rosso incrociato ad “x” per sostenere i rami, alla cui cima si trova un berretto color rosso di libertà con al centro una stella bianca a cinque punte simbolo di una sola e indivisibile nazione.
La Palma Reale
La Palma Reale la si trova ovunque nei Caraibi, domina il paesaggio e viene lavorata ed utilizzata per la creazione di materiali edili così come per la fabbricazione di ghette, scarpe e per l’alimentazione i suoi frutti hanno alimentato e fornito olio ai cubani. Simboleggia il carattere indomito del cubano.
La Mariposa Bianca
La Mariposa Bianca è una specie di gelsomino endemico delicato e di dolce fragranza.
Era utilizzata dalle donne cubane durante la guerra di indipendenza per inoltrare messaggi nei campi di battaglia.
Simboleggia la purezza, la ribellione e l’indipendenza. Cresce in luoghi umidi come le rive dei fiumi o lagune, però si coltiva anche nei giardini di molte case cubane.
Il Tocororo
Il Tocororo (Priotelus Temnurus) della famiglia del Quetzal riproduce con il suo
piumaggio i colori della bandiera cubana: rosso, azzurro e bianco, e come la bandiera simboleggia la libertà giacchè non può vivere in cattiveria.
L’inno
“Al combate corred, bayameses
Que la Patria os contempla orgullosa!
No temáis una muerte gloriosa
Que morir por la Patria, es vivir.
En cadenas vivir es vivir
En afrenta y oprobio sumidos,
del clarín escuchad el sonido
Alas armas, valientes, corred”.
“Correte alla battaglia, bayamesi
che la Patria vi guarda orgogliosa!
Non temete una morte gloriosa
perchè morire per la Patria, è vivere.
Vivere in catene, è vivere
in oltraggio e in sommo obbrobrio,
della tromba ascoltate il suono
alle armi prodi, correte”.
L’inno nazionale cubano nacque a Bayamo nel mezzo della lotta per l’indipendenza, la musica fu composta da Pedro Figueredo (Perucho) il 14 agosto 1867, e fu cantato per la prima volta il 20ottobre 1868, giorno della Cultura Cubana, quando le truppe insorte presero la città.
José Marti ne pubblicò le parole e la musica il 25 giugno 1892 sul periodico “Patria”.
La popolazione di Cuba è meticcia dal punto di vista culturale e lo è anche in campo religioso, dove convengono varie credenze liturgiche. Anche di questo si è arricchita la Santeria che in terra cubana ha messo radici e si è ulteriormente alimentata da nuove fonti.
Conosciuta anche come “Regla de Ocha“, la Santeria è la più importante religione di origine africana trasportata a Cuba dagli schiavi di quel continente, mescolatisi in seguito nell’isola (il sincretismo) e praticata fino ai giorni nostri da un gran numero di fedeli al punto di essersi convertita in una rilevante componente culturale dell’identità nazionale cubana. QUesto culto è originale dell’Africa equatoriale, più precisamente della regione compresa tra l’antico regno del Dahomey. Togo, Benin e il sud-ovest della Nigeria, dove vissero numerose tribù che avevano come idioma comune il “yoruba”. Oltre alla lingua, queste tribù dividevano tra loro molti tratti culturali e molte credenze religiose, specialmente quella per gli “orisha” che erano riconosciuti da tutte le tribù della regione.
Con l’intensa tratta degli schiavi, che si svolse dal secolo XVI al secolo XIX per il lavoro nelle centrali di produzione dello zucchero, arrivano a Cuba questi negri yoruba d’Africa che riuscirono a conservare vive le proprie credenze religiose grazie alla resistenza opposta nei confronti dei loro padroni e all’abile identificazione degli “orisha” con i santi della religione cattolica a partire da alcune caratteristiche comuni (si fonde così, ad esempio, l’immagine di Santa Barbara con l’orisha Changò, signore del fuoco e del fulmine, dio della guerra; o quella di San Lazzaro con Babalù Ayè, anch’egli divinità dei lebbrosi e delle malattie della pelle).
Il complesso sepolcro “yoruba” è composto da numerosi “orisha”, che alla loro origine furono personalità reali dotate di “achè” (potere) e resi santi dai loro discendenti. L’orisha viene trasformato in una forza immateriale che non diventa percettibile agli esseri umani, se non quando prende possesso di uno di essi attraverso la cerimonia denominata “hacerse el santo”. Tra gli orisha più conosciuti -dopo Changò e Babalù Ayè- ci sono Elegguà (signore delle strade, fusosi con il Nino de Atocha o Sant’Antonio da Padova), Obatalà (creatore della terra e dell’essere umano, identificato con la Virgen de las Mercedes) e Yemayà (madre della vita, identificata con la Virgen de Regla). A Cuba ha un ruolo di rilievo anche Ochùn, dea dell’amore, della femminilità e del fiume che è stata identificata con la Virgen de la Caridad del Cobre (patrona dell’isola).
Con l’abolizione ufficiale della schiavitù (1880) molti schiavi yoruba, emigrati in zone urbane de l’Avana e di Matanzas (province dove si produceva molto zucchero) cominciarono a praticare con maggiore libertà i propri vecchi riti africani già mescolatisi con la religione cattolica. In quel periodo, nei quartieri di Regla e nei pressi de l’Avana, si fondano le prime case dedicate a questo tipo di culto. Due avvenimenti furono decisivi per una definitiva cubanizzazione della Santeria: l’unificazione di diversi culti yoruba in una unica liturgia (la denominata Regla de Ocha) raggiunta dal “balalawo” (il sacerdote dell’orisha Orula, colui che indovina il futuro) Lorenzo Samà e dalla sua sposa Latuan sul finire del secolo XIX, la definizione della “Regla de Ifà” (sistema di predizione usato dagli yoruba) che si deve al babalawo Eulogio Gutierrez (dopo l’abolizione della schiavitù riesce a tornare in Nigeria, dove però riceve l’ordine divino di far ritorno a Cuba per stabilire la Regla de Ifà: l’ordine sacro dei babalawo, gli unici capaci a predire il destino di donne e uomini mediante la Tavola di Orula).
Il sistema per predire il futuro usato dalla Santeria, conosciuto appunto come Regla de Ifà, funziona attraverso la “Tavola de Ifà” o di Orula (identificato con San Francesco d’Assisi) che è manipolata dal babalawo, categoria sacerdotale che può essere ricoperta solo dagli uomini e solo quando un altro babalawo -dopo aver consultato la tavola- scopre che può essere figlio di Orula.
I denominati “santeros” -uomini e donne- praticano la predizione del futuro quando il santo che hanno ricevuto in affidamento li autorizza per questa attività attraverso un sistema denominato Caracoles.
La Santeria, come religione primitiva, ha un carattere pragmatico e attraverso di essa i suoi affiliati cercano di risolvere i problemi spirituali e materiali. Sono molto frequenti le feste dedicate agli orisha con musica e balli, grande quantità di cibo e bevande. Le feste più importanti sono di solito quelle del 4 dicembre, giorno dell’orisha Changò.
¡COMO ADORAN AL SANTO ESTAS TURBA SALVAJE!
Come adorano il santo questi selvaggi!
Questo dissero probabilmente gli spagnoli dell’epoca dello schiavismo riferendosi agli schiavi degli ingenios cubani, che in occasione delle feste religiose, danzavano e cantavano in onore al santo cattolico.
Si perché la legge della colonia obbligava gli schiavi africani a battezzarsi, rinunciare alla loro fede e abbracciare il cattolicesimo. E loro lo fecero, per salvare la propria vita, almeno in superficie.
Le immagini cattoliche sono dense di simbolismo, per gli africani associare queste immagini alle loro divinità fu un processo lungo, ma inesorabile, al punto che tuttora, si fatica a distinguere la differenza tra gli Orishas e i santi della chiesa, nonostante il fatto che la religione cattolica non sia più imposta e che gli attuali sacerdoti delle varie religioni di ceppo africano presenti nell’isola stiano lavorando per separare le due entità.
Fu così che l’Orisha Changò, divinità della mascolinità, della guerra, del fulmine e del tuono, venne legato indissolubilmente alla figura di Santa Barbara, come è stato possibile che un Orisha maschio come Changò fosse abbinato ad una Santa? Semplice! Santa Barbara porta le vesti bianche e rosse, ha una coppa in una mano e una spada nell’altra e, racconta la sua storia, che suo padre venne ucciso dal fulmine subito dopo averla fatta decapitare perché cristiana. I colori rituali di Changò sono il bianco e il rosso, l’Orisha è un guerriero (la spada) e ama bere alle feste (la coppa), in oltre è il dio del fulmine che usa anche per castigare gli uomini indegni (il padre della Santa). E ancora, in uno dei racconti che riguardano Changò, si dice che una volta dovette travestirsi da donna per sfuggire ai suoi nemici
Quindi il sincretismo tra il santo cattolico e l’Orisha può nascere da una motivazione profonda o da una similitudine estremamente semplice ed ingenua, dovuta anche al fatto che gli schiavi africani non sapevano assolutamente niente dei dogmi della chiesa e credevano che ogni immagine fosse a se stante, non capivano, e probabilmente non erano interessati a capire, che due diverse immagini della Vergine, con due nomi diversi fossero relative alla stessa persona, per loro non aveva senso!
YEMAYA’
Intorno al 1660 venne eretto nel casale di Regla, nei terreni del Ingenio Guaicamar, una casupola che custodiva un immagine della Vergine, la Regola (Regla) di Sant’ Agostino. (Racconta una leggenda circa il Vescovo Agostino, detto l’africano nato e morto in Africa (360-436), che quando era molto giovane ebbe la rivelazione di un angelo che gli ordinò di intagliare nel legno un’immagine che doveva collocare, ben ornata, nel suo oratorio. I secoli cancellarono il nome che Sant’Agostino dovette dare all’immagine, ma sembra che fosse Vergine della Regola. Diciassette anni dopo la sua morte, un discepolo di Agostino, conoscitore del segreto della rivelazione, chiamato Cipriano, per evitare che la figura venisse profanata dai barbari, imbarcò l’immagine in una piccola nave e arrivò sulle coste della Spagna, vicino al luogo dove si trova attualmente la Vergine della Regola, nella villa di Chipiona, Càdiz. Si dice che nonostante una tempesta che li sorprese in mezzo allo stretto di Gibilterra, l’immagine non si rovinò e non ebbero pericolo ne Cipriano, ne la piccola imbarcazione, questo è stato considerato il suo primo miracolo, che venne ampiamente commentato da marinai e pescatori. Divenne così la patrona dei marinai.) Due anni dopo la casupola venne distrutto da una tempesta, Juan Martìn di Cyendo, una uomo pietoso e modesto, costruì con le proprie mani, e con l’aiuto economico di Don Alonzo Sànchez Cabello, commerciante Habanero, una cappella . Venne terminata nel 1664, quando arrivò a La Habana una nuova immagine della vergine, portata da sergente maggiore Don Pedro de Aranda. La istallarono nella cappella. Lì divenne oggetto di grande devozione e il 23 dicembre del 1714 venne proclamata patrona della baia. Le sue feste divennero popolari in tutte le classi sociali. Bianchi, nobili e negri schiavi, liberati per pochi giorni, bevevano acquavite e organizzavano lotte di galli e inaspettate corride di tori. Nell’aria si sentivano allegri cori dedicati alla dolce Maria, ma anche profondi suoni di batà che evocavano Yemayà, la potente, l’altra madre. Il sincretismo di Yemayà con la Virgen de Regla risultò naturale, la Vergine è la madre di Dio, bisogna attraversare il mare per vederla e risiede sulla sua sponda; Yemayà è la potente madre di tutti gli Orishas, la misericordiosa regina del mare, che è la sua dimora.
ORISHAS PRINCIPALI
ELEGGUA’
E' il primo orisha ad essere salutato, il primo a ricevere qualunque offerta, il primo (e l’ultimo) cui si canta nelle cerimonie e nelle feste ed anche il primo che viene ricevuto dai credenti, insieme con Oggùn, Ochossi e Osun, in un gruppo denominato GUERREROS. E’ l’orisha che custodisce la casa, apre e chiude le porte al destino, rappresenta il bene e il male, la notte e il giorno, la disgrazia e la felicità. Tradizionalmente la sua figura è strettamente vincolata a quella di ECHU, l’incarnazione dei problemi
e delle disgrazie dell’uomo. I suoi colori sono il rosso e il nero, i suoi giorni il lunedì, il martedì e ogni 3 del mese. Viene sincretizzato con il Santo Niño di Atocha, Sant’Antonio da Padova e l’Anima Solitaria.
OGGUN
Il fabbro, violento e astuto è l’orisha dei minerali, le montagne, gli attrezzi, i fabbri, i soldati. Rappresenta il raccoglitore, il cacciatore solitario che vaga nel bosco e ne conosce tutti i segreti. Simbolizza il guerriero brusco, barbaro e bestiale. E’ il signore delle chiavi, le catene ed il carcere. E’ considerato come una delle manifestazioni più antiche degli yoruba. I suoi colori sono il verde e il nero, i suoi giorni il martedì, il mercoledì e il 4 di ogni mese. Viene sincretizzato con San Pietro.
OCHOSI
Il cacciatore, patrono di coloro che hanno problemi con la giustizia, mago, indovino, guerriero, cacciatore e pescatore, lo s’invoca per avere protezione quando bisogna affrontare un’operazione chirurgica. I suoi colori sono il blu prussia e il rosso corallo, i suoi giorni sono il lunedì e il mercoledì e il 4 di ogni mese. Si saluta alzando la gamba sinistra ed imitando con le mani il lancio di una freccia. Viene sincretizzato con San Norberto.
OSUN
Il messaggero di Obatalà e Olofi, è il guardiano della testa degli uomini, Orula si appoggia a lui per ottenere il potere della divinazione e la conoscenza del reale e del trascendente, rappresenta la vita stessa. Gli appartengono tutti i colori (Osun vuol dire “pittura”), il suoi giorno è il giovedì. Viene sincretizzato con San Govanni Battista.
ORULA
L’indovino, il benefattore dell’umanità, il suo principale consigliere perché gli rivela il futuro e gli permette di influirvi. Personifica la saggezza, la possibilità di influire sul proprio destino, anche il più avverso, medico e signore di uno dei quattro venti. Chi non ascolta i suoi consigli, sia uomo o Orisha, può essere vittima della mala sorte portata da Echu. Intorno ad Orula si è formato un complesso religioso che lo singolarizza rispetto a tutti gli altri Orishas. Per essere sacerdote di Ifà o babalawo, non è imprescindibile essere santero, anche se normalmente è così. Il suo potere è tanto grande che quando reclama qualcuno come suo figlio, questi deve abbandonare qualunque altro Orisha e dedicarsi a Orula. Solo gli uomini (neanche gli omosessuali) possono essere babalawos, alcune donne hanno accesso al mondo di Ifà diventando Apetebi e vengono considerate spose della divinità e partecipano ad alcuni dei suoi segreti. I suoi colori sono il verde e il giallo, gli appartengono tutti i giorni di festa e il 4 ottobre. Viene sincretizzato con San Francesco d’Assisi.
ODDUA
Primo Re di Oyò, rappresenta i misteri e i segreti della morte. Signore della solitudine, è androgino. I suoi colori sono il bianco, il rosso e il nero. Il suo giorno è il giovedì. Si sincretizza con il Nome di Gesù e il Santissimo Sacramento.
OBBATALA’
Creatore della terra e scultore dell’essere umano, è la divinità pura per eccellenza, signore di tutto ciò che è bianco, della testa, dei pensieri e dei sogni. Venne inviato sulla terra da Olofi per fare il bene e per governare il pianeta, è misericordioso e amante della pace e dell’armonia. Tutti gli Orishas lo rispettano. Non permette a nessuno di spogliarsi in sua presenza o di pronunciare parole ingiuriose o volgari. Secondo la sua manifestazione può essere uomo o donna, vecchio e saggio o giovane e guerriero. Il suo colore è il bianco. Generalmente viene sincretizzato con la Vergine de la Mercedes.
OKE’
Divinità tutelare delle montagne. E’ la forza e il guardiano di tutti i santi. Si sincretizza con Santiago de Compostela, patrono di Spagna.
YEMAYA’
Madre della vita, signora del mare, fonte fondamentale di vita. Le piace cacciare e maneggiare il machete, è indomabile e astuta, i suoi castighi sono duri e la sua collera terribile, ma giustiziera, ma è anche madre dolce che ascolta le richieste dei suoi figli e si preoccupa per il loro sostentamento. I suoi colori sono il blu e il bianco, veste con sette gonne sovrapposte, un corpetto blu con serpentine bianche e una cinta con un rombo che copre l’ombelico. Il suo giorno è il sabato. Si sincretizza con la Vergine della Regola.
CHANGO’
Dio del fuoco, del fulmine, del tuono e della guerra. Dei tamburi batà, della danza della musica e la bellezza virile. Rappresenta il maggior numero di virtù e imperfezioni umane, è lavoratore, coraggioso, buon amico, indovino e guaritore, ma è anche bugiardo, donnaiolo, rissoso e giocatore. Buon padre finché il figlio obbedisce, ma non lo ammette codardo o effeminato. I suoi colori sono il rosso e il bianco, i suoi giorni sono il venerdì e il 4 del mese. Viene sincretizzato con Santa Barbara.
OCHUN
Signora dell’amore e della femminilità, divinità del fiume, è il simbolo della civetteria e della grazia femminile, amante di Changò, amica di Elegguà che la protegge. Accompagna sempre Yemayà. Vive nel fiume e assiste le gestanti e le partorienti. Viene rappresentata come una mulatta bella, simpatica, brava ballerina e sempre allegra. E’ capace tanto di risolvere, quanto di provocare, liti tra gli Orisha e tra gli uomini. Il suo colore è il giallo, ma gli vengono attribuiti anche il verde acqua e i corallini. Il suo giorno è il sabato. Si sincretizza con la Vergine della Caridad del Cobre, patrona di Cuba.
IBEYIS
Gemelli divini, figli di Changò e Ochùn, cresciuti da Yemayà. Proteggono i bambini. Sono sincretizzati con i Santi Cosma e Damiano.
OYA’ YANSA’
Amante di Changò, signora del fulmine e del cimitero. Violenta e impetuosa, ama la guerra e accompagna Changò nelle sue campagne, con il suo esercito di spiriti, combattendo con due spade. Vive alla porta del cimitero o nei suoi dintorni. Con Elegguà, Orula e Obatalà, domina i quattro venti. Possiede tutti i colori tranne il nero, il suo giorno è il venerdì. Si sincretizza con la Vergine della Candelora.
OBBA
Moglie ufficiale di Changò, che la ripudiò quando lei, per amor suo, si tagliò un orecchio. Signora dei laghi e delle lagune. E’ la guardiana delle tombe. E’ il simbolo della fedeltà coniugale e viene rappresentata come una giovane donna sensuale e dalle carni sode. I suoi colori sono il rosa e il giallo. Il suo giorno è il venerdì. Viene sincretizzata con Santa Rita da Cascia.
BABALU’ AYE’
Divinità delle malattie, santo molto venerato e pregato per ottenere la grazia della guarigione. Il suo colore è il viola vescovile. I suoi giorni sono il mercoledì e il venerdì. Si sincretizza con San Lazzaro.
ORISHA OKO
Divinità della terra, dell’agricoltura e dei raccolti.I suoi colori sono il rosso e il bianco. I suoi giorni sono il lunedì, il martedì e il 12 di ogni mese.Si sincretizza con San Isidoro.
OSAIN
Signore della natura, la natura stessa. Ha una sola mano, una sola gamba, un orecchio grande da cui è sordo e uno piccolo da cui sente tutto, anche il voli degli insetti. E’ il signore di tutte le erbe che hanno potere magico o curativo, bisogna chiedere a lui il permesso per raccoglierle. Il suo colore è il verde, il suo giorno il venerdì. Si sincretizza con San Silvestro.
A Cuba si era già cercato di formare dei gruppi scolastici. Tale tendenza si è accentuata nel novecento grazie all’influsso esercitato dalla comunità nera che, come sempre in America latina, ha mantenuto quasi intatte le forme musicali africane. La musica cubana è caratterizzata da tre fondamentali filoni. Il primo è quello del sòn, genere di matrice spagnola e africana. La sua evoluzione ha portato alla nascita, negli anni trenta, di famosissimi gruppi detti septetos e sextetos. Un secondo filone, il danzon, attinge alla tradizione francese ed e una forma dai toni più sommessi e affidata a una strumentazione composta per lo più di strumenti a corda. Il terzo filone è infine attribuibile integralmente alla cultura africana. Questi tre filoni si sono sviluppati sia grazie agli schiavi africani deportati sull’isola, sia grazie agli immigrati spagnoli in cerca di fortuna. Le danze popolari europee e la musica folk includevano zapateo, fandango, paso doble e retambico. Successivamente apparvero minuetto, gavotta, mazurka, contradanza, e il valzer, ma solo tra la borghesia bianca. Fernando Ortíz fu il primo a descrivere le innovazioni musicali cubane: esse derivano dalla mescolanza transculturale tra gli schiavi africani che lavoravano nelle piantagioni di zucchero e gli spagnoli delle Isole Canarie che coltivavano tabacco nelle loro piccole fattorie. Gli schiavi africani e i loro discendenti crearono molti strumenti a percussione e preservarono i ritmi che avevano conosciuto nella loro paria. Sicuramente gli strumenti più importanti sono i tamburi, dei quali originariamente ne esistevano 50 tipi diversi; oggi abbiamo bongo, congas e batá (i timbales discendono dai tamburi suonati nelle bande militari spagnole). Parimenti importanti sono le claves, formata da due bastoncini di legno e il Cajon. La clave è usata moltissimo tutt’oggi, mentre il cajon fu usato molto nel periodo in cui il tamburo fu bandito. Oltre a questi ci sono strumenti a percussione che derivano dalle cerimonie religiose africane e anche l’immigrazione cinese contribuì portando la corneta china che è suonato tutt’oggi nei comparsa di Santiago di Cuba. Il contributo strumentale della Spagna fu la chitarra, ma molto più importanti furono la tradizione per l’annotazione della musica e le tecniche di composizione. L’archivio di Hernando de la Parra fornisce alcune informazioni riguardo alle primissime opere di musica a Cuba. Egli riporta l’utilizzo di strumenti come clarinetto, violino e vihuela. In quel periodo c’era un piccolo gruppo di musicisti professionisti e poche delle loro canzoni sono sopravvissute. Una delle prime è Ma Teodora, scritta da Teodora Gines, una schiava liberata di Santiago, famosa per le sue canzoni. Si dice che il pezzo si ispiri alle forme ecclesiastiche europee del XVI secolo. Le radici della musica cubana si trovano principalmente il Spagna e in Africa, ma nel tempo si sono aggiunte influenze da altri paesi. Tra questi sono molto importanti i contributi della Francia (e delle sue colonie nelle Americhe), degli Stati Uniti e di Puerto Rico. D’altro canto, la musica cubana ha influenzato gli altri paesi, contribuendo allo sviluppo del jazz e della salsa, ma anche del tango argentino, dell’highlife ganese, dell’afrobeat africano e del nuevo flamenco spagnolo. La musica cubana è stata influenzata dai rituali e dalle credenze africane, le percussioni sono la parte principale della musica africana, come lo è la melodia per la musica europea. Inoltre,nella tradizione africana, le percussioni sono sempre accompagnate da canti e balli, da un particolare rituale sociale. Il risultato dell’unione delle due tradizioni è una musica creola. Questa creolizzazione della vita a Cuba è avvenuta attraverso il XX secolo, in cui le danze, la musica e le credenze africane si sono integrate con quelle europee, per creare le forme di musica popolare che oggi sono presenti a Cuba.
Secolo XVIII e XIX
Tra i compositori araldici noti a livello internazionale si ricorda il compositore barocco Esteban Salas y Castro (1725–1803), che passò la maggior parte della vita e insegnare e scrivere musica per la Chiesa. Fu seguito nella Cattedrale di Santiago di Cuba dal prete Juan París (1759–1845). París era un uomo industrioso, nonché importante compositore. Egli incoraggiava eventi musicali di diverse forme. Nel XIX secolo, ci furono molti importanti composiori a Cuba, tra cui Manuel Saumell (1818–1870), il padre dello sviluppo della musica creola a Cuba. Egli aiutò a trasformare la contradanza, e mise le basi per l’habanera, per il danzón, per la guajira e la criolla.
- “Dopo il lavoro illuminato di Saumell, tutto quello che fu fatto dopo fu solo lo sviluppo delle sue innovazioni, ognuna delle quali influenzò profondamente la storia del movimento nazionale della musica a Cuba.” Helio Orovio
Laureano Fuentes (1825–1898) nacque in una famiglia di musicisti e scrisse la prima opera dell’isola intitolata La hija de Jéfe, che fu successivamente allungata sotto il titolo di Seila. Scrisse altri lavori di vario genere. Gaspar Villate (1851–1891) scrisse molte opere ad ampio raggio. José White (1836–1918), un mulatto di padre spagnolo e madre afrocubana, fu compositore e violinista con riconoscimenti internazionali. Egli era in grado di suonare sedici strumenti e visse sia a Cuba che a Parigi. La sua opera più famosa è La bella cubana, una habanera. Durante la metà del XIX secolo, un giovane musicista americano arrivò a L’Avana: Louis Moreau Gottschalk (1829–1869), il cui padre era un uomo d’affari ebreo di Londra e la madre una creola bianca di tradizioni franco-cattoliche.Gottschalk fu cresciuto principalmente dalla nonna e dalla tata Sally, entrambe dominicane. Era un prodigio a suonare il piano di cui aveva ascoltato la musica in Congo Square a New Orleans quando era bambino. Il suo periodo a Cuba va dal 1853 al 1862, con brevi visite in Puerto Rico e Martinique. Egli compose molti pezzi creoli, come l’habanera Bamboula (Danse de negres) (1844-1845), il cui titolo si riferisce al tamburo afro-cubano; El cocoye (1853), una versione di una meloria ritmica già presente a Cuba; la contradanza Ojos criollos (Danse cubaine) (1859) e una versione di María de la O, che parla di un cantante cubano mulatto. Questi brani utilizzano lo schema ritmico cubano tipico. In uno dei suoi rari concerti suonò il suo brano Adiós a Cuba ricevendo molti applausi. Sfortunatamente lo spartito del brano è andato perso. Nel febbraio del 1860 Gottschalk produsse una grande opera intitolata La nuit des tropiques a L’Avana. Al lavoro c’erano 250 musicisti e un coro di 200 elementi più un gruppo di tumba francesa di Santiago di Cuba. Produsse un nuovo concerto l’anno successivo, con nuovo materiale. Questi spettacoli probabilmente sminuivano qualsiasi altra cosa si fosse vista nell’isola e senza dubbio furono indimenticabili per chi li vide. Successivamente venne Ignacio Cervantes (1847 – 1905), che fu particolarmente influenzato da Gottschalk. Studiò a Parigi e fu molto importante per essere stato il primo a dare un senso di nazionalismo musicale alle sue opere. Aaron Copland una volta si riferì a lui chiamandolo “Chopin cubano” a causa delle sue composizioni al piano. Oggi, la reputazione di Cervantes, rimane legata alle sue famose quarantuno Danzas Cubanas, delle quali Carpentier disse che “occupano il posto che le Norwegian Dances di Grieg o le Slavic Dances di Dvořák occupano nella tradizione musicale dei rispettivi Paesi”.
Il XX secolo e l’arte della musica
I primi anni del XX secolo videro l’inizio dell’indipendenza di Cuba (sia dalla Spagna che dagli Stati Uniti nel 1902). “Amadeo Roldán (1900–1939) e Alejandro García Caturla (1906–1940) furono musicisti rivoluzionari sebbene la loro musica, oggi, non sia suonata spesso”. Entrambi ebbero una parte nell’Afrocubanismo: il movimento che prevedeva di integrare la cultura cubana con le sue origini africane, nata negli anni ’20 e analizzata in particolare da Fernando Ortiz. Roldan nacque a Parigi da una mulatta cubana e padre spagnolo, arrivò a Cuba nel 1919 e divenne un concertista (primo violino) della nuova Orquesta Sinfonica de La Habana nel 1922. In questa occasione incontrò Caturla, appena sedicenne, già secondo violino. I lavori di Roldan includono Overture on Cuban themes (1925), e due balletti: La Rebambaramba (1928) e El milagro de Anaquille (1929). A questi seguirono una serie di Ritmicas e Poema negra (1930) e Tres toques (marcia, riti, danza) (1931). In Motivos de son (1934) ci sono otto brani per voce e strumenti basati sull’insieme di poesie di Nicolas Guillen con lo stesso titolo. Le sue ultime composizioni furono due pezzi per pianoforte intitolati Piezas infantiles del 1937. Roldan morì giovane, a 38 anni, a causa di un carcinoma facciale (era un incallito fumatore). Dopo il periodo di studio, Caturla visse tutta la sua vita nella piccola cittadina di Remedios, dove divenne un avvocato per contribuire al bilancio familiare. Ebbe molte storie con donne diverse, tutte di colore, da cui ebbe 11 figli, che adottò e mantenne. Il suo lavoro Tres danzas cubanas per orchestra sinfonica fu suonata prima in Spagna nel 1929. Bembe fu premiato a L’Avana lo stesso anno, mentre l’opera Obertura cubana vinse il primo premio alla gara nazionale del 1938. Caturla era un uomo fine, e un esempio di musicista internazionale, riusciva a combinare i temi classici con quelli folkloristici con idee musicali moderne. Fu ucciso a 34 anni da un giovane giocatore d’azzardo che avrebbe dovuto essere condannato solo poche ore dopo. Gonzalo Roig (1890–1970) fu particolarmente attivo nella prima metà del secolo. Fu compositore e direttore d’orchestra, studiò il piano, il violino e la teoria di composizione musicale. Nel 1922 fu uno dei fondatori della National Symphony Orchestra, che diresse. Nel 1927 fu nominato Direttore della Havana School of Music. Come compositore si specializzò nella zarzuela, una forma di musica teatrale, molto popolare durante la seconda guerra mondiale. Nel 1931 fu co-fondatore di una compagnia di Bufo (teatro comico) al Marti Theatre a L’Avana. La sua opera maggiormente conosciuta fu Cecilia Valdés, basata su un famoso romanzo del XIX secolo che trattava di una mulatta cubana. Egli fondò varie organizzazioni e scrisse frequentemente testi riguardanti la musica. Uno dei più grandi compositori e pianisti cubani del XX secolo fu Ernesto Lecuona (1895–1963). Lecuona compose più di 600 brani, molti dei quali in stile cubano, e fu un pianista di eccezionale bravura. I suoi lavori spaziano tra la zarzuela, i ritmi cubani e afro-cubano, suite, e molti brani divennero degli standard. Alcuni titoli sono Siboney, Malagueña e The Breeze And I (Andalucía). Nel 1942 il suo più grande successo Siempre en mi Corazon fu nominato agli Oscar come Miglior Canzone, che fu vinto quell’anno da White Christmas. L’Orchestra Sinfonica Ernesto Lecuona suonò la première di Lecuona Black Rhapsody durante il Concerto del Cuban Liberation Day a Carnegie Hall il 10 ottobre 1943. Sebbene a Cuba ci siano stati molti compositori che hanno scritto sia brani classici che brani creoli, la distinzione divenne chiara solo dopo gli anni ’60, quando (almeno inizialmente) il regime se la prese con la musica popolare e chiuse molti night-club, mentre supportava finanziariamente la musica classica piuttosto che le forme creole. Da quel momento in poi i musicisti hanno mantenuto la loro carriera scrivendo un solo tipo di musica. Dopo la rivoluzione cubana del 1959, una nuova generazione di musicisti entrò in scena. Tra questi, il più importante fu il chitarrista Leo Brouwer, che portò delle significative innovazioni nella chitarra classica, ed è attualmente il direttore de l’Havana Symphonic Orchestra. La sua direzione nei primi anni ’70 del Cuban Institute of Instrumental and Cinematographic Arts (ICAIC) fu lo strumento di formazione e consolidamento del movimento nueva trova. Manuel Barrueco è un altro chitarrista di fama internazionale.
Bufo
Il teatro Bufo è una forma di commedia satirica, in cui vengono rappresentate le caricature di molti personaggi che si possono incontrare ovunque. Il Bufo trova le sue origini tra il 1800 e il 1815, con una forma chiamata tonadilla. Francisco Covarrubias il caricaturista (1775–1850) fu il padre del Bufo. Negli anni, i personaggi comici che traevano ispirazioni da modelli europei, divennero sempre più cubani. La musica seguì questa trasformazione, dalle baracche degli schiavi e dai quartieri poveri, trovò il suo spazio attravaerso la guaracha:
- Una mulata me ha muerto
- Y no prendan a esa mulata?
- Como ha de quedar hombre vivo
- si no prendan a quien matar!
-
- La mulata es como el pan;
- se deber como caliente,
- que en dejandola enfriar
- ni el diablo le mete el diente!
Così il teatro bufo divenne il luogo di nascita della forma musicale tipica cubana: la guaracha.
Guaracha
La guaracha è un genere musicale e un ballo originario di Cuba, ha un tempo veloce ed è cantato. Questa parola ha assunto questo significato alla fine del XVIII secolo e l’inizio del XIX°. Le guarachas erano rappresentate e suonate nei teatri musicali e nei saloon frequentati dai ceti bassi. Divenne una parte integrante del teatro comico Bufo nella metà del XIX secolo. Durante la fine del XIX secolo e l’inizio del XX le guarachas erano le forme musicali preferite nei bordelli della capitale. La guaracha sopravvive oggi nel repertorio di alcuni trova, dei conjuntos e nelle big band di stile cubano.
Trova
I Trova sono una delle radici principali dell’albero musicale cubano. Nel XIX secolo nasceva questo movimento nella parte orientale dell’isola, specialmente a Santiago di Cuba. Un gruppo di musicisti itineranti, chiamati trovadores, cominciarono a spostarsi all’interno dell’isola, passando la vita a cantare e suonare la chitarra. Secondo uno scrittore, il vero trovador a Cuba doveva a) suonare canzoni composte da egli stesso, o da altri trovadores; b) accompagnarsi con la chitarra e c) trattare poeticamente con la canzone. Questa definizione identifica meglio i cantanti di bolero, piuttosto che i cantanti di son (El Guayabero) o anche quelli di guaguancó e abakuá (Chicho Ibáñez). Si escludono, forse ingiustamente, i cantanti che si accompagnano con il piano.
I Trova hanno avuto una parte fondamentale nell’evoluzione della musica popolare cubana. Nell’insieme, sono stati compositori prolifici, e hanno fatto conoscere molti musicisti che successivamente hanno fatto parte di gruppi musicali. Socialmente, riuscirono a raggiungere tutte le comunità dell’isola, e hanno aiutato a far conoscere la musica cubana attraverso il mondo.
Bolero
Sembra che l’origine del bolero si debba ricercare nella contradanza, ballo del Settecento. A partire dal 1830 il genere assunse caratteristiche proprie del danzón e dell’habanera, generi nati durante l’Ottocento a Cuba. L’habanera è senza dubbio la maggiore responsabile delle caratteristiche attuali del genere, dato che è tra quelli ad esso più vicini. A partire dal 1893 si fa incominciare il bolero che si conosce attualmente nei paesi di lingua spagnola. La prima strutturazione musicale precisa del genere, la dobbiamo a José Sánchez e Nicolás Camacho.
Canción
Le radici della canción si trovano nelle forme di musica popolare spagnola come tiranas, polos e boleros. Inizialmente, sebbene fosse scritta dalla popolazione cubana, che si opponeva alle regole gerarchiche, la musica mantenne lo stile europeo di “melodie intricate e scure, testi enigmatici ed elaborati” (Orovio).
Nella seconda parte del XIX secolo, la canción fu influenzata dal movimento dei trovadores. Il risultato fu che nei testi si esprimevano i sentimenti e le aspirazioni del popolo. L’accompagnamento della chitarra fece in modo che la canción si fuse con le altre forme di musica popolare come il bolero. L’elemento distintivo fu che la canción non ebbe mai l’accompagnamento di percussioni afro-cubane come avvenne per le altre forme di musica.
Il Valzer
Il valzer (El vals) arrivò a Cuba nel 1814. Fu il primo ballo nel quale le coppie non erano legate a una sequenza predefinita di passi. Era, ed è tutt’oggi, un ballo con tempo di 3/4 con l’accento sul primo tempo. In origine era considerato sconveniente, poiché le coppie potevano guardarsi in viso, i due ballerini avevano una posizione troppo vicina e potevano parlare senza che gli altri sentissero. Il valzer entrò in tutte le Americhe e la sua popolarità a Cuba durante il XIX secolo è difficile da stimare. I balli indigeni cubani non prevedevano la chiusura della coppia con coppie che ballavano indipendentemente le une dalle altre, fino all’arrivo del danzón verso la fine del secolo, sebbene la guaracha possa essere considerata un primo esempio. Il valzer ha un’altra caratteristica: è un ballo in cui le coppie si muovono all’interno della pista. Nei balli latini dell’epoca lo spostamento dei ballerini era inusuale, ma si trovano nella conga, nella samba e nel tango.
Música campesina
La musica rurale di Cuba era suonata e cantata dal popolo. Tutte le forme di música campesina prevedono l’uso della chitarra e delle sue variazioni, ci sono anche delle percussioni, e occasionalmente l’accordion (accordeón de botones). Mentre la forma musicale rimane invariata negli anni, c’è stato un lento declino nella sua popolarità, a causa della perdita di interesse dei giovani. Più tardi, alcuni artisti provarono a rinnovare la música campesina con nuovi stili, musiche, temi e arrangiamenti. Ne è un esempio di successo la musica di Celina González.
Punto guajiro
Il Punto Guajiro (o Punto Cubano), è uno stile musicale di origini Andaluse evolutosi a Cuba nell’ambito della musica popolare delle province centrali e occidentali del Paese.
Si basa più sulle liriche che sulla melodia e gli interpreti sono noti più come poeti che come cantanti. I versi sono sempre scritti in forma di décima e spesso venivano improvvisati sul tema musicale, molto cadenzato. Tipicamente i poeti erano accompagnati da Bandurria o Laud, Legnetti e Güiro. Altri strumenti, come bongo, tres, e chitarrini furono aggiunti in seguito.
Contradanza
La contradanza cubana, conosciuta anche come contradanza criolla, danza o danza criolla è un genere di danza popolare del XIX secolo.
Le sue origini si trovano nella contredanse europea, che era una forma internazionale di musica e ballo derivato dal XVIII secolo. Fu importata a Santiago de Cuba dai coloni francesi in fuga dalla rivoluzione haitiana del 1790. La prima contadanza cubana di cui si ha conoscenza è “San Pascual Bailón”, scritta nel 1803. Questo lavoro mostra la contradanza nella sua primissima forma, mostrando caratterisctiche che successivamente la discosteranno dalla contredanse. Ha una metrica 2/4 con due movimenti di otto tempi ciascuno, secondo lo schema AABB. Durante la prima metà del XIX secolo, la contradanza dominò le scene musicali cubane al punto che tutti i compositori dell’epoca, sia concertisti che compositori per sale da ballo, provarono a scrivere pezzi di contradanza. Tra tutti, il più noto è Manuel Saumell (1817-1870). La contradanza, quando era suonata come musica da ballo, era eseguita dall’orquesta tipica, un gruppo composto da: due violini, due clarinetti, un crontrabbasso, un corno, un trombone, un oficleide, una paila e un guiro.
Habanera
La Habanera è una danza di origine cubana che si è diffusa nei secoli soprattutto in Spagna, molto simile al tango. È una danza popolare dal ritmo lento e non rigido. Usata nella musica d’arte a partire dall’Ottocento. Tra i compositori moderni ne ha fatto uso Ravel.
Danzón
Danzón era la danza ufficiale di Cuba, ma non aveva una forma musicale specifica. Come per l’habanera, il danzón deriva dalla contradanza. All’inizio la contradanza aveva origini inglesi e fu portata a Cuba dai coloni francesi che scappavano dalla rivoluzione haitiana del 1790. A Cuba questi balli vennero influenzati dai ritmi e dalle danze africane. Divennero quindi una fusione tra influenze europee e africane.
Il danzón si sviluppa nella seconda metà del XIX secolo ed è stato importante nello svoluppo della musica cubana fino ai giorni nostri. Il precursore del danzón è stata la contradanza e l’habanera, che sono forme di danza cubana creole. Il danzón fu sviluppato, secondo un punto di vista, da Manuel Saumell o da Miguel Faílde in Matanzas.
Danzonete
I primi danzon erano puramente strumentali. Il primo a introdurre il cantante fu Aniceto Diaz, nel 1927 a Matanzas, con la canzone Rompiendo la rutina. Successivamente, il cantante Barbarito Diez entrò a far parte della charanga di Antonio Romeu nel 1935 e, attraverso gli anni, registrò undici album di danzonete. Tutte le forme successive includono un cantante.
Son
Il son cubano è un ritmo nato a Cuba e più precisamente a Santiago di Cuba, verso la metà del XIX secolo. Il Son nasce quindi da una contaminazione e dalla mescolanza tra la tradizione musicale dei colonizzatori europeicolonizzatori e i ritmi degli schiavi africani. È il genere che ha dato origine ai ritmi caraibici più ballati oggi, primo fra tutti la salsa ed è il primo ballo caraibico concepito a coppia, che non si basi su coreografie di gruppo. Insieme al Tango, lo si può considerare il primo ballo di coppia in senso moderno.
Questo stile prese piede all’ inizio del XX secolo, trovando negli anni ’20 e ’30, la nascita di un vero e proprio fenomeno culturale. Il son deriva dal più aristocratico danzón, che a sua volta deriva dalla contradanza ed è sicuramente il genere più rappresentativo dell’isola, dal quale sono nati i ritmi e le melodie del Mambo negli anni 40, il cha cha cha e la salsa negli anni ’50 e della timba negli anni ’80. Uscendo dall’ Isla grande, anche la salsa detta “Portoricana” o “Newyorkese”, sono stili sviluppatisi negli anni ’70 a New York e Miami (quindi non a Portorico,dove fenomeno di costume sono arrivati così come li conosciamo solo negli anni 90) e sono da considerare anch’ essi, derivanti dalla matrice cubana del Son.
Changuí
Changüí è uno stile musicale che nasce all’inizio del XIX secolo nella regione di Guantanamo. Si sviluppò nelle raffinerie della canna da zucchero e nelle comunità rurali popolate dagli schiavi. Changüí combina la struttura e gli elementi della canción spagnola e della chitarra, con i ritmi africani e le percussioni di origine Bantu Arara. Si tratta del predecessore del son montuno che conobbe il suo periodo florido nel XX secolo.
Sembra derivi da uno stile chiamato Nengon. Ma quando possiamo dire che stiamo suonando Changüi e non Nengon? La risposta accademica è che il Changüi si suona con quattro strumenti: Marimbula, Bongo, Tres, Güiro (o Guayo) e uno o più cantanti. C’è da notare che non sono presenti le claves tipiche della ritmica del son, sebbene queste siano sostituite dal tres. È il tres che dona al changui il suo distinitvo sound, seguendo la linea melodica della canzone e rinforzando la struttura melodica della chitarra.
Cuban jazz
Latin jazz (jazz latino-americano) è il termine dato generalmente a quella musica che unisce i ritmi dell’America Latina (di provenienza africana), con le melodie jazz del Sud America, dei Caraibi, degli USA e dell’Europa.
Origine dei gruppi africani a Cuba
Chiaramente, l’origine dei gruppi africani a Cuba è dovuta alla lunga storia di schiavitù presente sull’isola. A confronto con gli Stati Uniti, la schiavitù cominciò molto prima a Cuba e continuò per decenni. Cuba fu l’ultimo Paese delle Americhe ad abolire l’importazione di schiavi e la penultima a liberarli. Nel 1807 il parlamento britannico dichiarò la schiavitù fuorilegge e da allora la Marina britannica cominciò ad intercettare le navi schiaviste portoghesi e spagnole che facevano rotta verso Cuba. Nel 1860 le tratte con Cuba erano quasi sparite; l’ultima nave di schiavi arrivò sull’isola nel 1873. L’abolizione della schiavitù fu annunciata dalla Corona spagnola nel 1880 ed entrò in vigore nel 1886. Due anni più tardi, il Brasile abolì la schiavitù. Sebbene non sia possibile stimare l’esatto numero di schiavi deportati da ogni regione africana, molti di loro appartengono ai gruppi seguenti, che sono classificati secondo l’impatto culturale che hanno avuto a Cuba:
- I congolesi dal Congo nel sud-ovest dell’Africa. Furono deportate molte tribù, tutte chiamate Congos a Cuba. La loro religione era il Palo.
- Gli Oyo o Yoruba dalla moderna Nigeria, noti a Cuba con il nome di Lucumí. La loro religione era conosciuta come Regla de Ocha (circa la via degli spiriti) e la sua versione sincretica è la Santería.
- I Calibar provenienti da Nigeria e Cameroon. Questi gruppi semi-bantú erano noti a Cuba come Carabali, e la loro religione si chiamava Abakuá.
- I Dahomey, dal Benin. Loro erano i Fon, conosciuti come Arará. Questo era un popolo potente e terribile che praticava sacrifici umani e la schiavitù prima che fosse catturato dagli europei, ma questi comportamenti furono mantenuti nelle navi che li trasportavano nelle Americhe.
- Gli immigrati da Haiti arrivarono in vari periodi storici, e ancora oggi ne arrivano. Vivendo vicino ai francesi, gli africani da Haiti erano un mix di gruppi che generalmente parlavano un francese creolo. La loro religione era il vudù.
- Dalla moderna Liberia e dalla Costa d’Avorio arrivarono i Gangá.
- Il popolo dal Senegal e dalla Gambia, ma include anche persone provenienti dal Sudan; a Cuba sono noti con il nome generico di Mandinga. Il famoso verso Kikiribu Mandinga! si riferisce a loro.
Organizzazioni successive
Le radici di molte forme di musica afro-cubana si possono trovare nei cabildos, dei ritrovi sociali auto-organizzati per schiavi africani, ogni cabildos riuniva una cultura. I cabildos principali erano quattro: gli Yoruba (o Lucumi a Cuba); i congolesi (o Palo a Cuba); i Dahomey (i Fon o Arará). Senza dubbio all’interno di un cabildo erano presenti più culture, più di quelle appena elencate, ma il numero esiguo di persone non ha reso la loro presenza così importante. I calibidos preservavano le tradizioni culturali africane, anche dopo l’abolizione della schiavitù nel 1886. Allo stesso tempo, le religioni africane venivano trasmesse di generazione in generazione attraverso Cuba, Haiti e le altre isole caraibiche, fino al Brasile. Il termine Santeria fu introdotto quendo gli spiriti delle religioni africani si fusero con i santi cattolici, specialmente tramite quelle persone che erano sia battezzate che iniziate, quindi erano membri ufficiali di entrambe le religioni. Gli stranieri tendono ad usare questa parola indiscriminatamente fino a farla diventare un termine che va bene per tutte le religioni, un po’ come la parola salsa lo è per la musica. I ñáñigos a Cuba o Carabali nelle società segrete Abakuá erano il gruppo più terrificante; anche gli altri neri avevano paura di loro:
- “Ragazza, non parlarmmi dei ñáñigos! Sono cattivi. Il carabali hanno il male dentro. E i ñáñigos di una volta, quando ero bambina, non sono quelli di oggi… hanno mantenuto i loro segreti, come in Africa”
La musica sacra africana a Cuba
Tutte queste culture africane avevano le loro tradizioni musicali, che sopravvivono non integralmente tuttora, ma lo stile generale si è mantenuto. Le meglio preservate sono le religioni politeistiche, dove, anche a Cuba, gli strumenti, il linguaggio, i canti, i balli e le loro interpretazioni sono ben preservate. In quale altro Stato delle Americhe è possibile trovare le cerimonie religiose tenute ancora nell’antico linguaggio dell’Africa? Questo succede senza dubbio nelle cerimonie dei Lucumí, anche se, ovviamente, il linguaggio ha subito delle modifiche. Quello che unifica tutte le forme di musica africana è l’insieme delle percussioni poliritmiche, la voce (frase-e-risposta) e la danza in un insieme sociale ben definito e l’assenza di strumenti melodici di tipo europeo o arabo.Non esistono registrazioni, né testi scritti di musica sacra africana fino a dopo la Seconda Guerra Mondiale. Dietro ai culti, alla musica, alle canzoni, alla danza e alle cerimonie c’era (e c’è) l’iniziativa del cuore, incluso per quel che riguarda le procedure cerimoniali. Le esperiente sono private per ogni iniziato, come racconta l’etnologista Fernando Ortiz, che dedicò gran parte della sua vita ad analizzare l’influenza della cultura africana a Cuba. La prima descrizione dettagliata delle percussioni, delle canzoni e dei canti si trova infatti nel suo miglior lavoro.Ora esistono molte registazioni che testimoniano le preghiere agli orishas. Molte cerimonie sono ancora proibite a chi non è membro della religione, sebbene ne esistano alcune descrizioni.
Rumba
Anni ’20 e anni ’30
ll Son arrivò a L’Avana all’inizio del XX secolo. Dagli anni ’20 fu uno dei balli più popolari di Cuba: i dischi del Sexteto Boloña sono del 1918. Negli anni ’30 i dischi del Septeto Nacional e del Trío Matamoros fecero il giro del mondo. Il Son fu urbanizzato, con l’aggiunta le trombe e nuovi strumenti, che aiutarono a influenzare tutte le forme di musica successive. A L’Avana furono importanti anche la musica popolare americana e il jazz che venivano trasmessi via radio.I sextetos lasciarono il posto ai septetos, che includevano la chitarra o il tres, la marímbula o il contrabbasso, i bongos, le claves e le maracas. La tromba fu introdotta alla fine degli anni ’20 per aumentare la sonorità. I cantanti improvvisavano le melodie per impreziosire il ritmo base della clave. Il son ha sempre avuto un ampio raggio di interpretazioni, dallo stile dell’Oriente, dove i brani potevano essere afro-cubani, con riferimenti a santi e rituali, a quello delle sale da ballo come per il gruppo Conjunto Palmas y Canas. Il son è ancora suonato dai trova, dai conjuntos e dalle big band.
La musica cubana entra negli Stati Uniti
Nel 1930 Don Azpiazú fu il primo a vendere un milione di copie del suo disco di musica cubana: il Peanut Vendor (El Manisero), con Antonio Machín come cantante. Questi brani furono orchestrati e suonati in un teatro di New York prima di essere incisi, il che sicuramente fece molta pubblicità. I Lecuona Cuban Boys divennero il gruppo cubano più famoso: furono tra i primi ad usare le congas nel conjunto e resero popolare il ballo della Conga. Nel 1941 Desi Arnaz rese popolare i comparsa (simili alla conga) negli Stati Uniti, con la canzone Babalù.Successivamente Machito e Miguelito Valdés sbarcarono a New York. Nel 1923, New York fu città Natale di uno dei maggiori direttori d’orchestra e musicista di impronta cubana: Tito Puente
Anni ’40 e anni ’50
Negli anni ’40, Chano Pozo fece parte della bebop revolution del jazz, suonando la conga con Dizzie Gillespie e Machito in New York City. Il jazz cubano cominciò molto prima, a L’Avana tra il 1910 e il 1930Arsenio Rodríguez, uno dei maggiori suonatori di tres e leader di un conjunto, enfatizzò le radici africane del son adattando lo stile guaguanco e aggiungendo la campana e la conga nella sezione ritmica. Inoltre “promosse” il tres a strumento da assolo.Alla fine degli anni ’30 e nei ’40, il gruppo Arcaño y sus Maravillas aggiunse un montuno come nel son, trasformando la musica suonata dalle charangas.
L’era delle big band
Le cosiddette big band sono arrivate a Cuba negli anni ’40 e divennero un format dominante che sopravvive ancora oggi. I due maggiori arrangiatori e direttori furono Armando Romeu e Damaso Perez Prado.
Armando diresse l’orchestra Tropicana Cabaret per 25 anni, cominciando nel 1941. Aveva avuto esperienze in America suonando con gruppi jazz e aveva completa padronanza delle forme musicali cubane. Nelle sue mani il Tropicana non solo musica afrocubana, ma anche altri generi di musica popolare come pure il cuban jazz e le composizioni delle big band americane. Successivamente diresse la Orquesta Cubana de Musica Moderna.
Damaso fu molto famoso non solo a Cuba, è l’autore di molte hits e vendette più dischi di qualsiasi altro musicista in quell’epoca. Era il pianista e l’arrangiatore dell’orchestra Casino de la Playa nel 1944. Introdusse subito nuovi elementi nel suo sound. L’ochestra si avvicinò allo stile afrocubano e, allo stesso tempo, Prado prese spunto da Stravinsky e da Stan Kenton. Dal momento in cui lasciò l’orchestra nel 1946 cominciò a mettere insieme gli elementi della sua big band.
- “Soprattutto, dobbiamo considerare il lavoro di Prado come arrangiatore, o meglio, compositore e arrangiatore, e l’influenza che esercitò su molti altri arrangiatori cubani seguenti.”
Benny Moré, considerato da molti il miglior cantante cubano di tutti i tempi, ebbe il suo apice negli anni ’50. Possedeva un’innata musicalità e una voce da tenore molto fluida che egli “colorava” con la sua grande espressività. Sebbene non fosse in grado di leggere gli spartiti musicali, Moré fu un master in ogni genere, compreso son montuno, mambo, guaracha, guajira, cha cha cha, afro, canción, guaguancó, e bolero. La sua orchestra, la Banda Giganta e la sua musica, sono lo sviluppo flessibile e fluido dell’orchestra di Prado, con il quale aveva lavorato tra il 1949 e il 1950.
Musica cubana negli States
Mambo
Il mambo è un genere musicale nato a Cuba. Il termine mambo significa conversazione con gli dei in kikongo, l’idioma parlato dalle popolazioni dell’Africa centrale emigrate a Cuba.
Cha Cha Cha
Il Cha cha cha è una danza latino-americana.Nato a Cuba nei primi anni del XX secolo, si chiamava in origine Cha Cha. In seguito fu contaminato da altre danze: Mambo, Rumba, Danzón e Son.
Anni ’60 e ’70
La musica cubana moderna è nota per la sua tendenza a mescolare generi diversi. Per esempio, negli anni ’70 Los Irakere usò i tamburi batà nelle big band, creando il son-batá o batá-rock. Più tardi altri artiscti crearono il mozambique, che unisce conga e mambo, o la batá-rumba che unisce la rumba con i tamburi batà. I nuovi generi includono elementi di hip hop, jazz e rock and roll
La Cuba rivoluzionaria e gli esiliati cubani
Il trionfo della rivoluzione cubana del 1959 costrinse molti musicisti a trasferirsi a Puerto Rico, in Florida e a New York, mentre a Cuba gli artisti e il loro lavoro vennero messi sotto la “protezione” dello stato socialista e sotto il monopolio della compagnia discografica statale: EGREM. Il governo di Castro abolì le leggi sul copyright, chiuse molti locali in cui si suonava musica popolare e indirettamente licenziò molti musicisti. Questo ebbe effetti deleteri sull’evoluzione della musica popolare.Molti musicisti ora studiano musica classica e non musica popolare. Tutti i musicisti hanno un impiego statale e hanno frequentato conservatori statali. A Cuba, il movimento dei Nueva Trova, che comprende Pablo Milanés, riflette gli ideali della nuova sinistra. Lo Stato possiede il Tropicana Club, che continua ad essere lucrativo a causa della sua attrattività turistica, fin dal 1968, quando chiusero tutti gli altri night club (riaperti solo con la rinascita del turismo).Il turismo fu inesistente per tre decenni dopo la rivoluzione e la muica cubana si suonava nei locali Casas de la Trova. I musicisti, se possedevano un lavoro stabile, erano pagati dallo Stato solo dopo aver conseguito un diploma. Quando cadde l’Unione Sovietica nel 1991, Cuba perse i suoi supporti e le cose cominciarono a cambiare. Il turismo tornò a essere benvisto e la musica popolare divenne un’attrazione. Ai musicisti è anche permesso fare tournée all’estero, i che permette di uscire dal circuito controllato dallo Stato.
Salsa
Con il termine salsa vengono denominati vari ritmi, in gran parte caraibici, popolari in molte nazioni latinoamericane. Non è chiaro chi e perché abbia dato questo nome a tale genere musicale, ma esso risulta in ogni caso appropriato, in quanto si riferisce, per l’appunto, alla “mescolanza” di ritmi e sonorità musicali.
Nueva trova
La Nueva Trova Cubana è un movimento culturale e musicale che si sviluppa a Cuba tra la fine degli anni sessanta e l’inizio degli anni settanta.Si inserisce nel più ampio ambito della Nueva Canción, che si diffonde in quel periodo in molti Paesi iberoamericani, caratterizzandosi come una musica d’autore che fonde motivi tradizionali a sperimentazioni innovative, e che affronta questioni sociali legandosi direttamente a movimenti politici rivoluzionari, di sinistra e nazionalisti.
La Nueva Trova nasce ufficialmente il 2 dicembre 1972 a Manzanillo, sebbene l’origine effettiva del movimento vada fatta risalire al concerto di Pablo Milanés, Silvio Rodríguez e Noel Nicola alla Casa de Las Américas di L’Avana il 18 febbraio 1968.
Dagli anni ’80 a oggi
Il son rimane la forma base di tutta la musica cubana. Il son è suonato da molti gruppi come Septeto Nacional, riunito nel 1985, Orquesta Aragón, Orquesta Ritmo Oriental e Orquesta Original de Manzanillo. Sierra Maestra è famora per aver riportato in vetta il son negli anni ’80. Anche il movimento dei Nueva Trova ha influenzato questa tendenza, ma i temi politici che avevano accompagnato gli anni ’60 erano ancora proibiti. Nel frattempo, Irakere fuse la musica tradizionale con il jazz, mentre gruppi come gli NG La Banda, gli Orishas e i Son 14 continuarono ad aggiungere elementi nuovi al son, specialmente prendendo spunto dall’hip hop e dal funk. Si forma così la timba; questo processo fu accompagnato dalla comparsa di strumenti musicali alattronici. Ci sono ancora molti musicisti che suonano il son montuno, come Eliades Ochoa, che registrò dischi e fece una tournée mondiale dopo il successo dei Buena Vista Social Club.
Negli anni ’90, l’interesse mondiale crebbe, in coincidenza con la caduta dell’URSS. L’economia dell’isola si aprì al turismo. L’Orquesta Aragón, La Charanga Habanera e Cándido Fabré y su Banda furono presenti sulle scene mondiali per molto tempo, contribuendo alla popolarità della timba.
Timba
Timba è un genere musicale cubano, talvolta si riferisce alla salsa cubana. Comunque, lo sviluppo storico della timba è abbastanza indipendente dallo sviluppo della salsa sia negli Stati Uniti che a Puerto Rico, e la musica contiene elementi peculiari.
Buena Vista Social Club
Buena Vista Social Club era il nome di un club dell’Avana, riservato ai neri durante gli anni della dittatura di Fulgencio Batista. Con la vittoria della rivoluzione nel 1959, e le nuove tendenze sociali che aprivano a nuove forme artistiche cercando in ogni modo di chiudere con il passato e i suoi simboli, il club fu chiuso assieme a tutti quei luoghi che potevano ritenersi retaggio del degrado del passato. Quasi quarant’anni dopo la chiusura del club, un gruppo di all star cubane si fondono nell’Afro-Cuban All Stars. A produrre l’ensemble è Nick Gold. È in modo rocambolesco che all’iniziativa partecipa anche il chitarrista californiano Ry Cooder. Il disco Buena Vista Social Club esce nel 1996. Nel 1999, Wim Wenders dirige un documentario sull’intera vicenda della produzione e sui membri dell’orchestra, anch’esso intitolato Buena Vista Social Club.
Rap/Hip-Hop/Reggaeton
Dopo la caduta dell’Unione Sovietica, l’economia cubana vide un declino. La povertà divenne un problema pesante e negli anni ’90 alcuni cubani cominciarono a protestare per questa situazione utilizzando il rap e l’hip hop. I rapperdivennero una rivoluzione all’interno della rivoluzione. Il governo decise quindi di porre rimedio al problema povertà. Il turismo fu incoraggiato e i locali in cui si suonava musica cubana vennero riaperti per attratte visitatori. Quando nacque l’hip hop, il governo si oppose all’immagine volgare che accompagnava i rapper, solo nel 1999 si decise che era meglio tenere l’hip hop sotto l’influenza statale del Ministri della Cultura come un'”autentica espressione della Cultura Cubana”.
Diversamente dalla salsa, che è uno stile indigeno, la musica rap ha origini culturali estere. Sebbene alcuni gruppi rap hanno promesso a sé stessi di mantenere intatta la vera essenza dell’hip hop, altri (come gli Orishas) sono stati criticati per aver utilizzato i ritmi della salsa per attrarre pubblico.Come l’hip hop, anche il Reggaeton viene da un altro Paese: il Puerto Rico. Il governo e il Ministro della Cultura hanno deciso che il reggaeton non debba essere usato nelle feste o nelle discoteche, ma nonostante gli sforzi e grazie al web, i cantanti rispondono alle critiche attraverso le loro canzoni.
Il Governo e l’Hip-Hop
L’approvazione da parte del governo dell’hip hop è qualcosa che va fuori dall’ordinario. I rapper cercano di invogliare il Ministero della Cultura nella produzione e nella promozione della loro musica, che altrimenti sarebbe impossibile da realizzare. Nel 2002 la Cuban Rap Agency cominciò a sviluppare il mercato con un’etichetta sponsorizzata dallo Stato, una rivista e un festival.Il governo da ai gruppi rap e hip hop la possibilità di emergere sui mass media e pretende che essi presentino il governo in modo positivo. Gli artisti parlano della vita quotidiana a Cuba. Comunque, molti critici credono che la Cuban Rap Agency voglia nascondere la vera opinione dei rapper ruguardo al governo. D’altra parte il governo riconosce che la crescente popolarità del genere musicale non permette di eliminarlo.
Cuba arrivava fino alla soglia di casa; dentro si respirava aria spagnola: una Spagna microscopica costretta tra quattro pareti; una Spagna personale per ogni spagnolo di Cuba; pura illusione di uomini dominati dalla nostalgia. E perché l’illusione fosse completa, lo spagnolo importava dal suo paese olive ed olio d’oliva, chorizos, farina di frumento, prosciutti, formaggi, mele, uva, pere e, immancabile, il vino. Contemporaneamente coltivava in questa terra fertile legumi, canna da zucchero, riso, limoni e arance. E per variare la dieta introduceva diversi tipi di carne, tra cui il cavallo, e imparava a cacciare i cervi nelle foreste dell’isola.
I primi cuochi nelle case dei proprietari terrieri erano neri, e includevano nei cibi da preparare ai loro padroni vegetali africani che ormai venivano coltivati nell’isola. A questo aggiungevano le salse, i soffritti e gli intingoli piccanti che sapevano preparare da sempre; e anche prodotti autoctoni ereditati dagli aborigeni, come la yuca e il mais. Il risultato evidentemente non era disprezzabile, a giudicare dalla reazione dei padroni. Era la prima “profanazione” della purezza della cucina spagnola e l’avvio di un processo sincretico che cominciava a elaborare cibi nello stesso simili e diversi da quelli originari. Ma per completare il ciclo era necessario un terzo elemento estraneo: l’influenza della gastronomia asiatica e, in particolare, di quella cinese.
A Cuba, il piatto nazionale è l’ajiaco, un chiaro esempio di sincretismo gastronomico; infatti è una minestra che mette insieme diversi tipi di verdure e di carni: patata, malanga, banane, mais, boniato (patata dolce), manzo, pollo e carne secca. Un altro piatto che non manca mai nelle case come nei ristoranti é il congrì, di origine africana, a base di riso e fagioli scuri cucinati insieme, a cui si aggiunge il chicharrones de cerdo, cioè ciccioli di maiale. Il congrì a Cuba non viene mai servito solo, ma come contorno alla carne di maiale. C’è anche un altro tipo di congrì chiamato arroz moro y cristianos: sempre congrì ma questa volta con fagioli neri.
Molto apprezzate e presenti in qualsiasi menù sono le banane (plàtanos). Una varietà è chiamata platano-fruta e corrisponde a quella che si mangia cruda in tutto il mondo; l’altra, platano-vianda, più grossa, si deve comunque cuocere (friggere o bollire) perchè cruda è indigesta e non ha un buon sapore. Quando è matura dev’essere fritta in pentole di coccio; quand’è acerba può essere sia fritta che bollita. Nel secondo caso si può preparare il fufù, un piatto molto gustoso di origine africana: una specie di purè di banana condito con mojo di aglio e olio; molti amano accompagnarlo a uova fritte. Una variante del fufù prediletta a Cuba è il machuquillo, in questo caso insieme alle banane fritte si cuociono i chicharrones di maiale.
La carne preferita dai cubani è quella di maiale, soprattutto arrosto, ma anche fritta o in fricassea. Con le parti grasse del maiale si fanno i famosi chicharrones, salatini ideali per quando si beve rum o birra. La regina delle insalate cubane è quella di aguacate (avocado), ma piacciono molto anche quelle di lattuga e pomodori oppure quelle miste, che generalmente includono anche i citrioli.
Anche se la gastronomia cubana è molto varia, il riso è l’immancabile e onnipresente e ne è diventato l’alimento base, in una variante qualunque: bianco, congrì, con pollo, con carne di maiale, con pesce, con frutti di mare o fritto alla maniera cinese.
Quello più popolare è l’arroz blanco, cucinato in acqua con la semplice aggiunta di sale e poco strutto. L’amore dei cubani per il riso è tale che per molti di loro, al termine di un banchetto ricco ma privo di riso, avrebbero la sensazione di non aver neppure pranzato.
Con tutti i frutti cubani si preparano dessert. Tra questi i più appetitosi sono quelli fatti con bucce di guayaba, il cocco candito, le marmellate di guayaba e frutabomba (papaya), le marmellate e le macedonie d’arancia e ananas. Con questi dolci si serve solitamente del formaggio giallo oppure cremoso. Del resto tutti i dolci di farina contengono formaggi cremosi, e tutte le marmellate scaglie di formaggio giallo.
Eredità europee rapidamente assimilate dalla gastronomia criolla sono il riso ed il latte, le natillas (creme dolci), le frittelle, i budini, i flan di uova (specie di budini al forno). Nessun pasto cubano infine è completo senza una tazza di caffè aromatico ed eventualmente un buon sigaro.
I sigari cubani Habanos sono i sigari per eccellenza. Fu proprio la spedizione spagnola al comando di Cristoforo Colombo a scoprire nel 1492 a Cuba il tabacco nel Nuovo Mondo.
Sin dalla sua scoperta, il tabacco nero cubano è stato considerato il migliore del mondo, grazie all’unicità delle sue condizioni di crescita in alcune zone dell’isola.
Tutti gli Habanos sono realizzati a mano, secondo il metodo cubano, utilizzato per la prima volta 2 secoli fa, e che è stato trasmesso di generazione in generazione fino ai giorni nostri.
Ci vogliono fino a sei tipi di foglie di tabacco per fare un Habano.
I luoghi in cui può essere coltivato il tabacco per gli Habanos sono strettamente limitati a determinate regioni, aree e zone di Cuba e ad un ristretto numero di piantagioni con il proprio stile di coltivazione.
Queste sono le Vegas de Primeira conosciute per l’eccezionale qualità del suolo e del microclima. Queste piantagioni di tabacco godono di uno status speciale e sono a Denominazione di origine protetta (D.O.P.).
Il titolo D.O.P. si estende ai sigari Habanos prodotti secondo rigorosi criteri (totalmente a mano) e con tabacchi provenienti dalle zone a Denominazione di origine protetta.
Per evitare contraffazioni, le scatole dei sigari Habanos sono muniti di alcuni segni distintivi come il sigillo di garanzia della Repubblica di Cuba, il marchio Habanos e la scritta Denominación de Origen Protegida, i sigilli degli importatori e i marchi a caldo con dicitura Habanos s.a., Hecho en Cuba e Totalmente a mano.Composizione sigari cubani
Il sigaro cubano è detto puro habano. Tutti i sigari cubani attualmente sono puros habanos, termine che indica che tutte le sue componenti sono di medesima provenienza, coltivato e manufatto a Cuba. Allo stesso modo esistono puros dominicani, nicaraguensi, eccetera. Per capire il significato è necessario capire come è fatto un sigaro puro.
Il sigaro viene generalmente prodotto assemblando diverse qualità di foglie nei tre principali costituenti: la tripa o filler (il ripieno), il capote o binder (la sottofascia che tiene insieme il ripieno), la capa o wrapper (la fascia esterna che avvolge il sigaro).
La tripa è il ripieno del sigaro. Le foglie utilizzate sono molto più sottili di quelle usate per la capa. Inoltre vengono raccolte da una varietà di tabacco diversa, detta criollo.
La tripa è costituita da una mescola di tabacco (detta ligada) proveniente da tre diverse parti della pianta: il ligero, il seco e il volado.
Il ligero, cioè le foglie della parte alta della pianta, danno forza alla ligada; il seco, foglie della parte intermedia, danno forza e gusto; infine il volado, le foglie basse, sono usate per aumentare la combustibilità del tabacco, essendo di per sé poco aromatiche.
Il capote è la cosiddetta sottofascia del sigaro, composta da foglie di seconda scelta (dal punto di vista estetico) della varietà corojo, la stessa della fascia.
La capa è la parte superficiale del sigaro, composta da foglie molto spesse raccolte da una varietà particolare di tabacco, detta corojo. Le foglie ricavate per la fascia, scelte per la bellezza e la lucidità, non hanno invece grande importanza nel sapore del sigaro.
La produzione
Una volta effettuato il raccolto delle foglie di tabacco queste vengono sistemate in apposite strutture, quasi sempre di legno, per l'essiccazione e lo stagionamento. Si tratta di una fase fondamentale per la riuscita del prodotto sia per il metodo utilizzato (che tendenzialmente è unico) che per il tempo di invecchiamento che è invece molto variabile. Si va da un minimo di 6 mesi ad un massimo superiore ai 2 anni, specialmente per la marche cubane di maggior prestigio come Cohiba.Terminata la stagionatura, le foglie vengono portate nelle fabbriche di produzione, a Cuba denominate galeras, in cui vengono creati da artigiani esperti denominati torcedores. La tecnica e l'abilità di arrotolamento sono anch'esse fondamentali per la riuscita del prodotto per 2 motivi:
- il primo è il mantenimento della tipicità della marca e del tipo particolare di vitola, in quanto il torcedor deve aver cura di mantenere la ligada creata dalla marca per quel tipo di sigaro (ovvero la proporzione tra i vari tipi di foglie che caratterizza il sapore ed il gusto dello stesso);
- il secondo è la tecnica di costruzione del sigaro, che deve essere correttamente riempito al fine di evitare che, se troppo vuoto, possa avere una resa qualitativa minore o che, se peggio è troppo pieno, il tiraggio possa essere difficoltoso e la fumata decisamente compromessa.
Una volta creati i sigari questi passano davanti a operai esperti nella selezione del colore degli stessi. A seconda del tipo e della qualità di foglia o soprattutto del periodo di stagionatura, le fasce possono essere di colori molto diversi: dal claro (ovvero un marrone molto sbiadito) fino al negro (ovvero un marrone molto scuro e prossimo al nero). Gli addetti a questo compito si preoccupano di mettere assieme i sigari di colori simili, affinché in una scatola gli stessi non siano troppo diversi ed esteticamente poco appetibili.
Dopo la selezione del colore, come ultima fase, la grandissima maggioranza dei sigari vengono anillati, ovvero viene aggiunta (tendenzialmente poco dopo la testa del sigaro, che è la parte da cui si tira) l'anilla, che è una fascetta rappresentante il marchio della casa di produzione. Di questo compito sono incaricati degli operai molto veloci e abili, in grado di apporre l'anilla in pochissimi secondi.
Fu Cristoforo Colombo a rendere possibile la nascita del rum, il distillato alcolico oggi forse piùdiffuso al mondo: nel 1493, durante il suo secondo viaggio nelle Americhe, prese infatti delle talee di canna da zucchero nelle Isole Canarie e le fece trapiantare nei Caraibi. Il bacino centroamericano dimostrò subito di avere il clima ideale per la coltivazione della canna, e la produzione di zucchero si diffuse presto in tutte le isole.
Dalla metà del XVII secolo la canna da zucchero cominciò a essere usata anche per la produzione di un distillato locale. Dove esso sia nato è questione ancora dibattuta: c’è chi parla del Caribe come patria generica, c’è chi sostiene Barbados come culla originaria, c’è chi giura su Hispaniola. Come che sia, nelle colonie inglesi fu chiamato kill devil (cioè “ammazza diavolo”, per la sua tendenza a causare spiacevoli postumi dopo una sbornia, oppure per le sue accertate virtù anestetiche e medicinali), o anche rumbillion (nel gergo dei bucanieri, violenza e trambusto: col tempo la parola si ridusse alla sillaba iniziale rum, e divenne rhum in francese e ron in spagnolo).
Le incursioni e le scorribande dei corsari inglesi e francesi nel Mar dei Caraibi e la loro costante presenza s u tutte le rotte navali contribuirono a divulgare la popolarità del rum, diffondendola da un’isola all’altra e trasferendola infine in Europa, dove si iniziò a bere il distillato dapprima nelle taverne dei porti di Francia, Inghilterra, Spagna e Portogallo per poi propagarne il consumo anche nei Paesi confinanti e presso le classi sociali più agiate e raffinate.
Come si produce il rum? Quando la canna da zucchero raggiunge la sua maturazione viene tagliata, raccolta e lavata. Si passa quindi ai due sistemi di produzione classici: agricolo e industriale. Il primo utilizza l’intera materia prima estratta dalla pressatura della canna da zucchero, un succo moderatamente dolce di colore giallo – verdastro e facilmente fermentabile; la distillazione avviene in alambicchi discontinui per due volte, e il successivo invecchiamento in legno può variare da pochi mesi a oltre 40 anni. Il secondo metodo, quello industriale, fa invece fermentare la melassa (un sottoprodotto della lavorazione della canna); nella distillazione della melassa vengono impiegati alambicchi continui a colonna, e il rum così ottenuto, meno complesso di quello agricolo, viene affinato in acciaio o in quercia per periodi decisamente più brevi.
Diverse sono le varietà di rum. C’è quello bianco, leggero di corpo, usato soprattutto per la miscelazione. Il tipo ambrato differisce dallo scuro per una minore ricchezza di colore e per una struttura non così piena. Il rum speziato viene messo in infusione con spezie o aromi di frutta . I rum invecchiati, infine, riportano in etichetta l’età del distillato più giovane presente nel loro blend, e in alcuni casi recano l’annata precisa di produzione.
Dal punto di vista geografico i Caraibi restano l’epicentro classico della produzione di rum nel mondo: in pratica ogni grande isola o arcipelago produce il proprio tipo caratteristico di rum. Paesi come Cuba, Haiti, Repubblica Dominicana, Giamaica, Portorico, Barbados, Guyana, Martinica, Guadalupa, Trinidad, Isole Vergini ecc. sono tradizionalmente e indissolubilmenteassociati alla storica acquavite dei bucanieri e dei pirati. Molti altri, oltre a quelli citati, sono gli stati produttori di rum, come le Filippine, il Brasile, l’Argentina, il Messico, la Nuova Zelanda, l’Australia e addirittura diversi Paesi dell’Africa: nessuno di loro tuttavia può competere in qualità con le produzioni delle isole caraibiche.
Il rum è un prodotto straordinariamente versatile, e si presta benissimo a essere miscelato: chi non ricorda qualcuna delle più celebri ricette (Cuba Libre, Mojito, Daiquiri, Piña Colada) a base del distillato caraibico per eccellenza? Le grandi riserve e i tipi invecchiati, invece, vanno apprezzati come prodotti da meditazione, lisci o magari in accompagnamento a qualche scaglia di cioccolato fondente o a un buon sigaro avana.
Le marche leader nel mercato del rum si chiamano Havana Club, Pampero e Bacardi; folta è la schiera dei prodotti di nicchia, fra cui spiccano i rum cubani di più recente importazione in Italia (Arecha, Caney, Cubay, Legendario, Mulata, Santiago de Cuba, Varadero).