LA STORIA DI CUBA
DAL 1492 AL 1886

La Cuba pre-colombiana era abitata dagli Indios Guanajatabey, Siboney e Taino.

1492 Cristoforo Colombo sbarca sull’Isola, le viene data il nome di JUANA in onore del figlio del Re di Spagna. Gli indigeni la chiamavano Cuba.

1510 Diego Velazquez de Cuellar inizia la conquista dell’Isola incaricato dal Viceré di Spagna, Diego Colombo, figlio di Cristoforo Colombo.

1511 Gli indigeni si ribellano guidati dall’indio Hatuey. La rivolta fu repressa nel sangue e Hatuey bruciato vivo.

1512 La prima città di Cuba viene fondata: BARACOA.

1513 Viene fondata San Salvador (Bayamo).

1514 Vengono fondate San Cristobal (La Habana), Santissima Trinidad (Trinidad) e Sancti Spiritus.

1515 Santiago de Cuba e Santa Maria del Puerto del Principe (Camaguey).
Decimata la popolazione indigena difesa dal frate Bartolomé de Las Casas.
Inizia la tratta degli schiavi dalle coste occidentali dell’Africa.
Cuba utilizzata come base logistica per la conquista delle americhe da parte dei Conquistadores spagnoli. Il primo conquistador che si lanciò alla conquista delle americhe fù Hernan Cortez.

1550-1700 I Pirati e i Corsari attaccano a più riprese La Habana e il suo porto da dove salpavano le navi che trasportavano i tesori del nuovo mondo verso la Spagna. Le scorrerie dei bucanieri, dei filibustieri e dei corsari francesi, inglesi e olandesi si fecero sempre più frequenti. Nel frattempo Cuba fortificava i suoi porti.
La Habana saccheggiata dai corsari francesi di Jacques de Sores.

1762 Assedio e occupazione inglese guidata da George Pocock e Lord Alberarle. La Habana Rimase occupata per circa un anno. In quel periodo crebbe la tratta degli schiavi impiegati nelle piantagioni di canna da zucchero impiantate dagli spagnoli nel 1600.

1763 Con il trattato di Parigi La Habana torna alla Spagna in cambio della Florida.

1790-1868 Cuba è governata con poteri dittatoriali dai governatori spagnoli che contrastavano la nascita di una identità nazionale promossa dagli intellettuali creoli José Maria de Heredia, Felix Varela e Cirilo Villaverde.
In questi anni Cuba si afferma per la produzione della canna da zucchero esportata in Europa e nelle Americhe. Intorno al 1830 la metà della popolazione cubana era costituita dagli schiavi.
Carlos Manuel de Cespedes, proprietario terriero liberò tutti i suoi schiavi e diede inizio all’insurrezione contro la Spagna, conquistarono Bayamo e Cespedes fu eletto presidente della repubblica. Gli spagnoli reagirono e inizio la guerra dei dieci anni che si concluse nel 1878 con il patto di Zanjon che segnò la resa dei ribelli. Il generale Antonio Maceo non si arrese e fu costretto all’esilio.

1880 La tratta degli schiavi è proibita.

1886 Abolita la schiavitù.

LA CULTURA CUBANA
IL POPOLO CUBANO

Popolo composto da bianchi eredi dei primi colonizzatori spagnoli, negri africani importati come schiavi, cinesi emigrati nel 1800, è unico per le caratteristiche peculiari che sono insite in lui. Allegro, orgoglioso, generoso, disponibile, musicale, sensuale, innocente…questo ed altro sono le maggiori componenti dell’identità cubana che ritroviamo oggi a L’Avana come a Ciego de Avila.

Bisogna conoscerlo, questo popolo per poter marginalmente assaporare la sua bellezza. Non si tratta solo di gestire i rapporti e le relazioni con i jineteri (a volte troppo disponibili per essere veri) ma, girando per le strade de L’Avana Vieja, come nei piccoli centri non toccati dal turismo, parlare e conoscere gli anziani che parlano di epoche storiche (basti pensare alla Rivoluzione ma si potrebbe andare ancor più
indietro nel tempo), di personaggi che sembrano usciti da un film di Wenders, di musiche che ancor oggi conquistano il mondo intero (Buena Vista Social Club e Compay Segundo ne sono un recente esempio).

Tra le persone che si arrangiano per vivere (magari vendendo souvenir ai turisti) puoi conoscere un anziano medico, Celso è il suo nome, che per primo iniziò a importare la filosofia della medicina omeopatica all’interno del Regime Rivoluzionario intriso di materialismo storico. Celso, ama raccontare (è stato medico dello stesso Fidel Castro) le sue battaglie negli anni 60 per non essere estromesso dai clan di medici allorquando iniziò a condurre la sua politica inerente ad una medicina alternativa (anticipatrice di quella new age).

Ma a Cuba, incontri anche Fanny, una simpatica donna di una quarantina d’anni, che dopo 6 mariti (ed una caterba di figli) è felicemente sposata  (spera in modo definitivo) con un simpatico ma sobrio signore che è direttore di una tiendas della TRD (Tiendas Recuperacion Divisa), cioè di un piccolo negozietto locale, di proprietà statale. Fanny, affitta una casa che è di proprietà di una sua figlia (a sua volta ereditata dal suocero) che ora vive a Miami, dopo la traversata dei balzeros.
La casetta, un villino a due piani diviso tra due famiglie, ha un paio di stanze da letto ed un saloncino, un ampia terrazza da dove si vede il mare (siamo in una località di Playa de l’Este) e servizi. La corpulenta donna  (infatti è abbastanza in carne) tutte le mattine va a fare la spesa per preparare, poi, la prima colazione ai suoi inquilini. Attende pazientemente che gli stessi facciano i loro comodi, per poi (a casa vuota) fare le pulizie e ritornare giusto in tempo per l’ora di cena per preparare la comida che gli inquilini le hanno commissionato (scelta tra diversi piatti tipici). Fanny, pronta al sorriso e ad una chiacchiera, è discreta e disponibile ad esaudire i capricci dei suoi affittuari, tant’è che si è creata un giro di clienti che, ormai, ritornano da lei dopo una prenotazione telefonica.

E che dire di un ex direttore di banca che, dopo essere anticipatamente messo in pensione, vive in uno splendido villino coloniale del Vedado e si mantiene facendo l’autista “particular”? Lo stesso, poi, ti invita a casa sua e ti fa conoscere sua moglie. Parla amabilmente dell’economia cubana mentre ti offre un caffè e rimpiange i tempi di Guevara.
Poi, all’improvviso, tira fuori una vecchia foto in bianco e nero da un cassetto che immortala suo padre premiato dall’eroico guerrigliero durante una celebrazione a favore del lavoro volontario.

Oppure puoi trovare un giovane emigrato da una poverissima zona dell’isola (Las Tunas) dove il turismo non arriva se non nei racconti di jineteri che ritornano a casa. “Dentino” (questo è il suo soprannome a causa di una dentatura non proprio perfetta) ti attende sdraiato su una anonima spiaggia guardando, senza troppa invidia, la tua colorata t-shirt. In cambio, ti offre una gigantesca conchiglia, un paio di maracas ed un cappello di paglia intrecciata, dalle giovani foglie verdi. E, all’atto dello scambio, sorride contento…Lo ritrovi, dopo un paio d’anni, a Varadero (vive vicino a Cardenas) completamente trasformato. Ha tutti i denti perfetti, capelli neri lunghi con una coda alla Fiorello decisamente impomatati, e sguardo acuto. Dice di lavorare in una centrale di produzione dello zucchero, ma in realtà fa la vita di tutti i jineteri.

Ma, a L’Avana, trovi un ex colonnello dell’aviazione militare che pilotava elicotteri (è stato in diverse missioni militari in tutto il mondo), e con la sua Lada color prugna, è a disposizione come tassista particular. Ha trasformato lo stessa della brigata di appartenenza, in un anello che tiene sempre e che mostra con orgoglio.
Ma trovi i cubani che pedalando su una stradina polverosa, sotto un acuto temporale, ti sorridono mentre passi (non sono abituati a vedere molti turisti da quelle parti) e ti salutano allegramente.

La gente di Cuba è splendente pur nella miseria della vita che conduce grazie all’embargo economico che strangola l’isola da oltre 40 anni. E seppur contraddittori, molti aspetti della vita quotidiana dei cubani, sono intriganti.
Un gruppo di bambini che esce da scuola in modo allegro con i loro completini color vinaccia con il foulard rosso stretto al collo sono in netto  contrasto con la banda di monelli che gioca con i copertoni dei pneumatici di un camion, che saranno utilizzati a mò di canotto durante il loro prossimo bagno sull’Oceano prospiciente il Malecòn. O, mentre si attraversano le viuzze sporche e polverose de L’Avana Vieja, l’udire il suono di un pianoforte provenire da una casa diroccata che cade a pezzi.

Anche se Internet non è vietato, i suoi costi sono molto alti. E ti capita di incontrare uno studente appassionato di informatica, che gira tra le sale dell’Hotel Ambos Mundos in cerca di stranieri (magari giornalisti) che si collegano in internet con il loro portatile per scroccare 5 minuti di navigazione.  Come puoi incontrare il giovane attivista del Partito Comunista Cubano che ti spiega perchè Cuba soffre  la fame e parla estasiato del Lider Maximo.

Il cubano è complesso nella sua semplicità.